Stupro di Rimini, preso anche in quarto uomo. Ecco chi è

Guerlin Butungu, congolese di 20 anni, durante gli assalti era il più spietato e violento. In Italia aveva chiesto asilo politico

Guerlin Butungu (da Facebook)

Guerlin Butungu (da Facebook)

Rimini, 3 settembre 2017 - Una bestia braccata. Una fuga disperata, cje ha messo  in atto Guerlin Butungu, il 20enne congolese ‘capo’ degli stupratori. Gli arrestati sostengono che abbia  cercando di raggiungere la Francia, ma gli inquirenti ci credono poco. Era stato lui a raccontare ai ragazzini che oltre confine aveva una tana, ma quasi certamente si stava solo vantando. Hanno la sua foto, le sue generalità e soprattutto le sue impronte sono nel circuito Schengen: ci sono entrate nel momento in cui ha chiesto asilo in Italia ed è andato a vivere a Cagli, nel pesarese. 

Gli inquirenti non hanno molti dubbi sul fatto che a guidare le belve che hanno violentato la giovane polacca e la transessuale peruviana fosse lui. Le riprese rimandano un giovane palestrato, massiccio, con la canottiera bianca e la testa rasata. L’unico maggiorenne del gruppo, e per questo deciso a pretendere autorità d’ufficio. A confermarlo è stata la stessa peruviana che ha raccontato nei dettagli l’inferno che ha vissuto la notte del 25 agosto scorso, quando dopo avere lasciato le prime due vittime al bagno 130 di Miramare, si sono diretti decisi verso la statale come lo squadrone della morte. Dopo averla trascinata in un cespuglio, il primo a saltarle addosso era stato uno dei ragazzini. Subito brutalmente scansato da quello in canottiera. "Faccio io", aveva ordinato. All’altro non era piaciuto, e tra i due c’era stata una discussione, fino a quando un altro del gruppo era intervenuto e aveva fatto capire al più giovane che non era il caso di discutere: doveva farsi da parte e riconoscere l’autorità del più grande.

Dopo averla violentata tutti una prima volta, i quattro si erano arrotolati le sigarette come delinquenti consumati, e si erano messi a fumare in tutta calma. Una freddezza che solo un’alterazione provocata da alcol e droga poteva dare loro. Accucciata a terra come uno straccio, la transessuale non osava quasi guardarli. Sapeva che per lei il calvario sarebbe stato ancora lungo. Quando avevano finito di fumare, infatti, i quattro avevano ricominciato a stuprarla. Lei aveva comunque registrato ogni cosa, aspetto, abbigliamento, persino l’accento che avevano. Tra loro, ha raccontato, parlavano in italiano, segno che appartenevano a etnie diverse. E quando se n’erano andati, avevano imboccato la direzione di Riccione. Forse stavano andando in stazione per prendere un treno.

Il congolese ora è uno dei maggiori ricercati d’Italia. Sul fatto che stia scappando in Francia non ci sono conferme. Quando avevano capito di avere sul collo il fiato della polizia, era stato lui a raccontare ai suoi tre tirapiedi che quello sarebbe stato il posto dove sarebbe andato a nascondersi. E loro ieri sera l’hanno raccontato agli inquirenti, anche se è più probabile che stesse solo esibendo muscoli che non aveva, e che in realtà stia vagando tra Marche e Romagna. 

Non c’è porto, stazione ferroviaria, casello autostradale o confine dove non lo stiano aspettando. Sanno come si chiama, hanno la sua foto e le sue impronte e le forze dell’ordine stanno setacciando campagne e città di due regioni. È possibile che qualcuno lo stia nascondendo, potrebbe avere qualche amico, forse qualche altro connazionale. Ma probabilmente è un rischio che non molti sono disposti a correre.

Il branco è del Pesarese

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