Telefonino vietato, cacciatori pronti allo sciopero

Nevio Canaletti di Libera Caccia: «Calpestati i nostri diritti»

FURIOSO Nevio Canaletti, presidente di Libera Caccia

FURIOSO Nevio Canaletti, presidente di Libera Caccia

Rimini, 24 agosto 2016 - Caccia ai... cacciatori con il telefonino. Il Tar di Bologna ha infatti respinto il ricorso presentato da Federcaccia Ravenna sul divieto di utilizzo del cellulare durante l’attività di caccia, fatta eccezione per i casi di emergenza, così come previsto dal Calendario venatorio 2016 emanato dalla Regione. Lo stop al telefono arriva per differenti motivi, fra cui viene contestato l’uso dell’apparecchio per riprodurre i richiami degli uccelli e per organizzare le battute.

La decisione ha fatto infuriare anche gli oltre 4mila cacciatori di Rimini, che si sentono privati di una libertà fondamentale. «Bisognerebbe parlare di questa vicenda per settimane – afferma Nevio Canaletti, presidente dell’associazione nazionale Libera Caccia di Rimini – non è concepile che ci venga vietato l’uso del telefono, è un nostro diritto. Io ho una madre di 103 anni e ogni mattina la chiamo per sapere come sta, ho bisogno di farlo, non mi sentirei tranquillo. E poi non è vero che li usiamo per i richiami, nessuno lo fa, il suono sarebbe pessimo. Non possiamo essere tutti danneggiati preventivamente. Le guardie venatorie multeranno i singoli, in caso di comportamenti scorretti».

La rabbia è cresciuta nel corso di questi ultimi mesi, e quelle di Canaletti non sono solo parole, i cacciatori vanno infatti al sodo e proprio ieri sera il presidente ha partecipato a Bologna alla riunione del consiglio regionale Libera Caccia, dove ha presentato una petizione contro il divieto. «Abbiamo raccolto quasi 10mila firme – prosegue Canaletti – presenteremo la petizione in Regione, all’autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni e al garante della privacy».

La pazienza sembra sia finita, «ogni volta ci mettono i bastoni fra le ruote per un motivo o per un altro. Siamo disposti anche a stare un anno senza cacciare, poi voglio vedere quando non entreranno nelle casse tutti i soldi che paghiamo. Basti pensare che fra licenza di caccia, assicurazione, tassa governativa e tassa regionale spendiamo circa 600 euro. Inoltre, se vogliamo cacciare in un ambito di territorio di caccia diverso da quello prescelto dobbiamo versare altri soldi all’Atc». E, come se non bastasse, a innervosire i cacciatori riminesi c’è anche un altro divieto. «Il 1° settembre è la data di pre apertura della caccia, ma noi potremmo sparare solo a tortore e merli, abbiamo l’alt sullo storno fino al 4 settembre. Siamo i primi a voler cacciare solo le specie in aumento, ma sembra che ci vogliano sempre ostacolare».