Terremoto, dal centro storico al lungomare: ecco la mappa delle zone a rischio

La maggior parte delle case e degli alberghi costruiti senza vincoli sismici SPECIALE FOTO E VIDEO - IL CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE VITTIME

Una veduta panoramica di Rimini: fino al 1983 non erano previsti vincoli sismici per la costruzioni degli edifici

Una veduta panoramica di Rimini: fino al 1983 non erano previsti vincoli sismici per la costruzioni degli edifici

Rimini, 26 agosto 2016 - Viviamo in un territorio a rischio sismico. Di secondo livello, usando la classificazione dei tecnici. Da Cattolica a Bellaria, dalla Valmarecchia alla Valconca non fa differenza. L’unico modo per proteggersi è prevenire, dice l’assessore alla Programmazione e gestione del territorio del Comune di Rimini, Roberta Frisoni. Tradotto: intervenire per migliorare casa e renderla più sicura. La gran parte degli edifici nel riminese è stata realizzata nel dopoguerra.

Dal 1938 al 1983 non ci sono stati vincoli sismici. Si è costruito senza pensare ai terremoti. Buona parte degli alberghi sulla costa è stato realizzato tra anni ‘50 e i ‘70, e anche in questo caso senza badare troppo alle scosse. Non è questione di allarmismi, ma nel riminese siamo a rischio. A Rimini la Protezione civile ha classificato le zone con un rischio maggiore. Parte del centro storico, arrivando fino alla statale, e a sud la zona a ridosso della ferrovia sono le più esposte. A influire sulla valutazione sono diversi aspetti. Non solo la condizione geologica, simile in tutta la provincia. Nella classificazione vanno tenuti in conto altri aspetti, conferma Luciano Bagli Presidente del Coordinamento provinciale di Protezione Civile. La densità della popolazione, la qualità degli edifici, la presenza e concentrazione di attività umane e la previsione di danni in una determinata area sono elementi che incidono sulla valutazione. «Il rischio di crolli è ovunque sul territorio – dice Bagli – ma in alcune zone è logico aspettarsi maggiori danni». Da anni Comuni e Protezione civile si preparano con piani di intervento, ma la prevenzione non può passare solo dall’organizzazione dei soccorsi.

«Non serve costruire ancora – riprende l’assessore Frisoni -. Servono interventi qualificativi, centrati sul tema della sicurezza degli edifici pubblici e privati. E’ l’unica strada percorribile per un Paese che ha già accumulato troppi ritardi e imboccato troppe scorciatoie». Adeguare sismicamente un vecchio fabbricato può risultare difficile economicamente e tecnicamente. Tuttavia interventi di miglioramento sismico sono fattibili. «Abbiamo previsto un ‘pacchetto’ di agevolazioni e deroghe per incentivare le riqualificazioni e gli interventi di messa in sicurezza degli immobili, con una particolare attenzione alle misure antisismiche». Chi migliora sismicamente casa viene premiato e può ‘allargare’ l’immobile. Ma prima di tutto «va incentivata la cultura della sicurezza».