Rimini, tratta di baby calciatori stranieri. Indagati 4 riminesi

L’accusa è di averli portati qui da Paesi africani con pratiche illegali. Alcuni sono finiti poi in squadre di serie A

Calcio, tratta di baby calciatori dall'Africa (Alive)

Calcio, tratta di baby calciatori dall'Africa (Alive)

Rimini, 21 luglio 2017 - L’accusa è quella di avere fatto arrivare in Italia baby calciatori con documentazioni irregolari, per poi trarne profitto vendendoli ad altre società di calcio. Una maxi operazione, quella fatta scattare ieri mattina dalla Polizia di Prato, che vede oltre venti indagati, tra cui anche tre riminesi. Un quarto indagato, un ex giocatore originario della Guinea, non è invece stato trovato nella sua abitazione di Santarcangelo.

La conferenza stampa dell’inchiestaIeri mattina all’alba, gli investigatori sono andati a bussare alla porta di Mauro Cevoli, 40 anni, procuratore sportivo e agente Fifa, residente a Santarcangelo, di Walter Macrelli, 52 anni, commerciante, e di Veniero Semprini, 59, ristoratore, entrambi ‘osservatori’ alla ricerca di giovani talenti negli stati africani.

Gli stessi che anni fa portarono in Italia Moussa Soaure e Oumar Toure, due sedicenni della Guinea che ora giocano nell’Inter e nella Juventus. E proprio le ‘pratiche’ dei due promettenti giovani calciatori, sono al centro dell’inchiesta che riguarda i tre riminesi, accusati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

I due ragazzi, a cui Macrelli e Semprini fecero da tutor, vennero prima tesserati dal Santarcangelo Calcio (dove gli inquirenti hanno acquisito ieri un bel po’ di documentazione), per poi essere ceduti, prima in prestito poi in via definitiva, alle squadre di serie A. Secondo l’accusa contenuta nell’ordinanza, «Macrelli e Semprini, in qualità di stretti collaboratori di Cevoli, anche avvalendosi della collaborazione di altre persone non bene indentificate in alcuni Paesi africani, compivano atti diretti a procurare illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato dei minori guineiani Toure e Souare, producendo presso l’ambasciata italiana, documentazione attestante fatti falsi, legittimanti il motivo di ingresso in Italia posti a sostegno di una richiesta di visto di ingresso apparentemente per motivi turistici, con l’obiettivo di dissimulare il reale motivo costituito dal garantire a titolo definitivo la permanenza di minori sul territorio dello Stato, per adibirli stabilmente all’esercizio dell’attività calcistica presso la società sportiva Santarcangelo Calcio, nell’ottica del loro tesseramento e della loro successiva cessioni». Complice, in un’occasione, Leonardo Giusti, altro procuratore sportivo.

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«Contestano loro gli stessi reati degli scafisti – dice l’avvocato Filippo Cocco, difensore dei tre riminesi – li accusano di irregolarità nelle pratiche di immigrazione, quando in realtà ci sono regolari visti d’ingresso e un affido con permesso del Tribunale dei minori di Bologna. Tutto nero su bianco e ampiamente documentato. Abbiamo chiesto di essere sentiti subito e lunedì andremo a Prato per chiarire l’intera vicenda».