CineDonna, sul palco arriva Cecilia Dazzi. Guarda le foto

Al Giometti Cinema una madrina d’eccellenza per la rassegna in rosa

Cecilia Dazzi (foto Nives Concolino)

Cecilia Dazzi (foto Nives Concolino)

Riccione (Rimini), 1 luglio 2016 – Ironica, sorprendente e briosa come sempre, l’attrice Cecilia Dazzi (Roma, 17 ottobre 1969) ieri sera al Giometti Cinema è stata madrina di CineDonna, rassegna al femminile, conclusasi con la proiezione di «Un disastro di ragazza» di Jiudd Apatow con Amy Schumer, Brie Larson e Bill Hader. GUARDA LE FOTO

Ad attenderla per l’incontro introduttivo nel foyer del CinePalace un nugolo di fan, Renata Tosi e Domenica Spinelli, sindaci «rosa» di Riccione e di Coriano, nonché Patrizia Wachter, che ha raccontato diversi aneddoti sul cinema.

Per l’occasione la Dazzi, già vincitrice di un David di Donatello e un premio Flaiano, ha parlato della nuova serie di Braccialetti Rossi e della Romagna, regione con la quale ha un «rapporto morboso».

Cosa prepara per i prossimi mesi? «Per ora faccio televisione. E’ in corso il montaggio delle nuove puntate di Braccialetti rossi e poi, stiamo girando La porta rossa, due serie dove io interpreto altrettanti personaggi diversi l’uno dall’altro. In uno rivesto il ruolo di una donna molto dolce e sofferente, nell’altro una donna molto, molto indurita, inasprita dalle rinunce. Sono state entrambe due sfide interessanti».

Si divide tra cinema e televisione, dove preferisce lavorare? «Non saprei scegliere, mi piace girare sia film, sia delle serie televisive, basta che abbiano un’anima. Ogni volta per me è un’esperienza diversa e non è detto che un lavoro per il cinema sia meno bello di uno per la tv, forse in una serie televisiva si ha più possibilità di esprimersi».

A proposito di anima, quella di Braccialetti rossi è davvero forte, con quale pathos lo si vive sul set?

«Giacomo Campiotti, regista con il quale ho girato anche Bianca come il latte e Rossa come il sangue per il cinema, ha una fertilità creativa continua, con lui sul set si costruisce scena e personaggio millimetro dopo millimetro. Il gruppo di ragazzi è meraviglioso, c’è n’è pure uno romagnolo, Carmine Bruschini (Leo) di Longiano, che è un giovane serissimo, meraviglioso! Il set ti riserva di continuo delle emozioni diverse: è come con gli uomini, ogni volta non sai cosa aspettarti».

Il suo curriculum è invidiabile, cosa vorrebbe aggiungere?

«Sono contenta di quello che ho, magari mi piacerebbe interpretare dei personaggi forti, come Ilaria Alpi»

Esprima un desiderio… «Vorrei morire sul set da vecchia, felice e soddisfatta, circondata da persone che amano il proprio lavoro». Cosa farà quest’estate? «A fine luglio terminerò le riprese, sarò anche in giuria a Maremetraggio a Trieste e poi ci saranno degli incontri».

Che rapporto ha con la Romagna?

«Morboso, fisico. Ho due bambini piccoli che conoscono benissimo la geografia della casa che abbiamo in campagna a Cesena, si muovono secondo quello che possono mangiare, l’albicocca, la mora, la pesca, i pomodori…, uno sgranocchia anche la buccia delle zucchine». Niente mare? «Si, domenica siamo stati a Cesenatico a vedere i casotti dei pescatori, le reti, il traghetto che fa la spola tra le due sponde del porto, poi siamo scesi giù fino alla Vallugola, luogo bellissimo, pazzesco».

E a Riccione? «Ci sono stata poche volte, e questo mi dispiace, guardavo poco fa dalla camera dell’albergo il mare calmante e la spiaggia così in ordine, meraviglioso, mentre io sono cresciuta in Sardegna, dove devi stare attento alle rocce, alle meduse, ai ricci… Qui c’è un mare dove devi augurarti di avere dei bambini per poterli fare giocare protetti, si organizzano delle cose «diaboliche». Te ne stai sdraiato sulla brandina e intanto vedi il bimbo che gioca nella rete, senza bisogno di assistenza. Spero di fare presto dei tuffi a Riccione».