Mosconai nel mirino della malavita: gommoni squarciati

Danni per 30mila euro e il sospetto che dietro ci sia la mano del ’pizzo’ (FOTO)

Elia Febei mostra i danni (Foto PasqualeBove)

Elia Febei mostra i danni (Foto PasqualeBove)

Rimini, 14 settembre 2014 - ORMAI si sentono sotto il mirino di qualcuno. Ieri mattina, appena sorto il sole sulla spiaggia di Rivazzurra, Alfio Foschi non voleva credere ai suoi occhi. «Ancora...». Ancora una volta, tra la risacca del mare e il nero della notte, qualcuno ha devastato il parco nautico di un socio della cooperativa di noleggio imbarcazioni da diporto. I danni sono stimati in oltre 20mila euro. Quasi 30mila se si considerano le giornate — a causa dei danni — di mancato lavoro. Se a questo si aggiunge un’estate più nera della notte quell’«ancora», esclamato con il groppo in gola è ancora più sofferto. Straziato, come i gommoni a motore squarciati dai tagli di lama.

Le attrezzature sono stese sulla battigia: sembrano meduse giganti senza vita. Elia Febei, dipendente della ditta ha gli occhi lucidi dalla rabbia mentre alza un gonfiabile ‘aperto’. «Vedete il taglio? — spiega — non è opera di vandali. Il teppista fa un buco e scappa. Qui, chi ha colpito voleva mettere in ginocchio tutti noi». I gommoni a motore, grigi come l’acqua di settembre sono afflosciati verso il basso. Alfio Foschi ci gira attorno. «Qui serve sicurezza — esclama, con la sensazione che le sue parole se le porti via il vento — Lavorare in spiaggia ormai è come essere al fronte».

Chi sono i barbari, i predoni della notte, per Febei è abbastanza chiaro. Spetterà ai carabinieri avvolgere il filo delle indagini per afferrare la mano che ha brandito la lama contro i natanti. «Tempo fa — racconta Febei — mi avvicinarono due persone chiedendo se volessimo ‘sicurezza’». Cose dell’altro mondo, modi di fare di altre rive. «Dissi di no. Non so precisamente chi possa essere stato: l’unica certezza è che ci hanno messi in ginocchio». Il danno è grosso, e se ci fosse la mano del ‘pizzo’ la situazione sarebbe anche spaventosa. Nemmeno due settimane fa il socio di Foschi, Giorgio Fabbri arrivò in spiaggia e trovò un gommone fatto a brandelli e i giochi acquatici tramutati in gruviera. Due fatti simili nell’arco di pochi giorni. «L’impressione — si sbilancia Foschi — è che qualcuno non voglia farci lavorare. Rimini non è più una bella favola, ci sono zone lasciate a se stesse».

Lembi di spiaggia tra il mare e la notte dove si fronteggiano interessi — non sempre legali — contrapposti. «Questa mattina (ieri, ndr) — si sfoga Elia — quando ho visto i gommoni ho pianto dalla disperazione e dalla rabbia». E tra le lacrime nervose è spuntata anche la voglia di «andare via...». Chiudere tutto, con il rischio «di darla vinta a quelli che vogliono impadronirsi di Rimini». Una tavola da surf è piantata in riva al mare. Sembra l’ultima ridotta di quella che a Rimini fu la cooperativa dei Mosconai e oggi è una società aggiornata ai tempi moderni con gommoni, giochi gonfiabili e surf. «Presto — dice Giorgio Fabbri, presidente della coop — scriveremo al prefetto di Rimini per chiedere impegno sulla sicurezza. Qui siamo soli, le forze di polizia sono poche e devono coprire un’area vasta e difficile. Servono più controlli». Altrimenti — così sembra dire lo sguardo di Elia e di Alfio — continueremo a raccogliere i disastri di una piccola e non più silenziosa guerra per la legalità.

Mattia Sansavini