L’apparenza inganna

FA UNA certa impressione partecipare il sabato alla Notte rosa in Riviera e assistere la domenica all’estrema crisi dell’Europa che va in scena di là dal mare, in Grecia. Il trionfo di una spettacolare spensieratezza mirabilmente organizzata e il tarlo costante di uno scenario angosciante: Atene che si inabissa come Atlantide, uno tsunami che investe i mercati finanziari, la morte violenta del mito europeo, le fragilità dell’Italia. E cosa abbiamo fatto noi per meritarcelo? Il debito pubblico pesa, d’accordo, ma qui la società appare sana, si muove, investe, cresce, innova, esporta... Per la Notte rosa si sono spostate tra Romagna e Marche più di due milioni di persone. Un Giubileo, praticamente. E tutto è filato alla perfezione tra concerti, cene, eventi, feste e fuochi artificiali. C’è la voglia di svago e c’è lo spirito imprenditoriale. La predisposizione al consumo e la capacità di soddisfare con garbo ogni bisogno, sempre, costantemente, rinnovandosi e reinvestendo parte consistente degli utili. E poi c’è il genio. Il genio dei romagnoli: quella follia creativa e visionaria che si è inventata la Riviera e dopo la Riviera, appunto, la Notte rosa. Elementi che stridono con i dati sulla disoccupazione e sul pil nazionali.

ELEMENTI che mal si conciliano con le possibili ricadute negative del voto greco. Se oggi, in Grecia, vincerà il No alle richieste dei creditori internazionali, verrà conclamato il distacco tra cittadini e istituzioni europee e la crisi imboccherà di conseguenza una strada nuova dagli sbocchi imprevedibili. Se invece dovesse vincere il Sì, a entrare in crisi sarà il governo di Alexis Tsipras, ma non per questo l’Europa ne uscirà rafforzata. Non c'è una logica, non c’è un principio politico. Le economie, ormai globalizzate, sono evidentemente interconnesse, ma nulla è come appare e quel che appare è nulla rispetto a quel che è. La medicina dell’austerità, descrittaci come miracolosa, ha inibito gli anticorpi delle economie nazionali deprimendo il pil e accrescendo il debito. Il benessere esibito nel fine settimana romagnolo e marchigiano non corrisponde al reale stato di salute dell’Italia. Il reale stato di salute dell’Italia dipende dalle politiche europee più che dalle scelte romane. La grande Europa è priva di una guida politica e fragile al punto da temere come una potenziale catastrofe un referendum popolare nella piccola Grecia. In Grecia si vota per ratificare una proposta di accordo di fatto già superata e in Europa tutti dicono che l’oggetto del voto è invece la permanenza di Atene nell’euro, da cui pure ci era stato spiegato che non si poteva uscire. Per quieto vivere, spinti dall’istintiva paura per l’ignoto dovremmo augurarci la vittoria del Sì. Per orgoglio nazionale e per insofferenza nei confronti della miopia tedesca ci auguriamo invece la vittoria dei No.