Venerdì 19 Aprile 2024

La scomparsa di Guerrina, il vicario: «Non ascoltai lo sfogo della catechista»

L’intervista al religioso della diocesi di Arezzo, don Giovacchino Dallara FOTO VIDEO

Monsignor Dallara, vicario del vescovo di Arezzo, con cui si era confidata un’amica di Guerrina a maggio

Monsignor Dallara, vicario del vescovo di Arezzo, con cui si era confidata un’amica di Guerrina a maggio

Rimini, 23 gennaio 2015 - Nove mesi di mistero. Una donna scomparsa nel nulla, come se fosse stata inghiottita dalla terra, mentre passeggiava lungo la Marecchiese, tra casa sua e la canonica.

Un prete indagato per favoreggiamento in sequestro di persona o omicidio. Un marito indagato per false dichiarazioni al pm. Una catechista preoccupata. Che a maggio chiede aiuto alla diocesi e assicura: «Parlai di un sms sospetto arrivato al mio cellulare da quello di Guerrina Piscaglia, nove giorni dopo la sua sparizione, ma mi disse di lasciar perdere».

Il vicario che prima dichiara di «cadere dalle nuvole» e poi afferma che «a maggio non c’erano allarmi sulla sorte di Guerrina».

I dubbi intorno alla scomparsa della mamma di Ca’ Raffaello sono sempre più grossi. I personaggi che girano intorno alla vicenda spuntano come funghi. A finire nel ‘calderone’ anche il vicario della diocesi di Arezzo, don Giovacchino Dallara, interrogato questa mattina dai pm. La catechista del paesino dell’alta Valmarecchia aveva dichiarato in passato ai carabinieri: «Volevo andare dai carabinieri ma lui mi ha detto di non farlo». E lui oggi ribatte.

Monsignore, lei davvero consigliò la catechista di non fare nulla?

«Si parla di maggio, forse giugno, non ricordo esattamente cosa ci siamo detti. Nemmeno se con la donna c’era stato un incontro o un colloquio telefonico».

Ma la catechista le parlò di Guerrina...

«Radunando i pensieri, focalizzo una conversazione nella quale mi disse di aver ricevuto un messaggio oltraggioso da Guerrina (quello del 10 maggio in cui c’era scritto ‘Tu hai parlato male di un uomo di Dio, io sono fuggita con il mio amoroso’, ndr), nel quale la si accusava di essere una bugiarda e che non meritava più la sua amicizia».

E poi?

«Mi chiese se era il caso di denunciare quel messaggio».

Lei le disse di no.

«Credo sia necessario contestualizzare. Non c’erano in quel momento allarmi sulla sorte di Guerrina e io risposi da uomo di chiesa. Le dissi che le offese dovevano essere perdonate. E poi mi pareva un po’ troppo andare dai carabinieri per un sms».

Si è pentito del modo in cui raccolse le sfogo della catechista?

«Se avessi saputo quello che so oggi, è chiaro che mi sarei comportato diversamente».

Come mai questa donna la chiama sempre in causa?

«E’ una persona buona, presente e attiva nella vita pastorale e parrocchiale. Credo che il suo attuale atteggiamento sia frutto della delusione».

Si spieghi meglio.

«Ne ha già parlato il vescovo: a Ca’ Raffaello si era venuta a creare una situazione delicata rispetto al ministero dei sacerdoti presenti e a padre Gratien».

Donne e alcol come si sussurra?

«Niente di tutto questo. I rilievi erano ben diversi: poco interesse pastorale, poca attenzione alla catechesi e all’evangelizzazione, poca puntualità nelle funzioni religiose. Ma il tutto in un ambito, se mi passate il termine, di normalità. Con me confidò la catechista queste sue riserve, al punto che chiedemmo ai superiori dell’ordine premostratense di venire a Ca’ Raffaello per rendersi conto di ciò che succedeva».

Non le ha mai parlato di Gratien come un dongiovanni?

«Mai affiorato nulla se non la dimestichezza con la famiglia Alessandrini. Come ha riferito anche padre Faustin, una delle più bisognose di umanità e vicinanza».

Ora cosa vi aspettate?

«Con vera apprensione speriamo che Guerrina torni e che la verità possa venire fuori».