L'estate c'è, la Riviera no

Pier Luigi Martelli

Pier Luigi Martelli

Rimini, 20 ottobre 2014 - DOMENICA a Rimini, sole, 30 gradi. Che sia ottobre è solo una convenzione del calendario Gregoriano che nel 1582 poteva sì, infallibilmente, prevedere gli anni bisestili, ma non il riscaldamento globale e le conseguenti bizzarrie metereologiche. L'estate è stata un pianto, tintarella e reumatismi sono in credito di sole. Ma l'allungamento della stagione, che pure ha riempito i dibattiti sotto i naufragi, è rimasto confinato alla sfera accademica. Per la prima volta capita di essere, cortesemente, allontanati da un bar di spiaggia, l'unico aperto nel raggio di un chilometro e piantonato da una fila che arriva in strada: «C'è da aspettare un'ora per sedersi e un'ora per essere serviti».

E la piadina finisce per essere consumata al chiuso di un anonimo locale nelle retrovie. Vien da chiedersi allora, davanti a chioschi e bagni impacchettati che rimandano al 2015, dove sia tutta questa crisi, questo crollo degli incassi così pervicacemente lamentato dagli operatori. Aiutati che il meteo ti aiuta in questo autunno votato a San Martino. Oggi non mancano formule per assoldare camerieri o aiutanti alla bisogna, anche all'ultimo momento, quando proprio non si tratta di attività a conduzione familiare. Eppure, fatturati o non fatturati, la riviera restituisce l'immagine della ritirata di fronte ad un imprevisto attacco di clienti pronti a spendere.

E non è solo questione di quattrini, c'è in ballo quella che gli esperti di marketing chiamano fidelizzazione. Cioè, la garanzia di un servizio quando questo servizio te lo aspetti. E, al calar del sole, l'unica vetrina accesa, fra tante sul lungomare, definisce in controluce la sagoma di un commerciante cingalese, caparbiamente in attesa sul marciapiede deserto. E se avesse ragione lui?