Venerdì 19 Aprile 2024

La forza necessaria

ANDREA CANGINI

SERVE uno che abbia la forza, e la voglia di esercitarla. Corrono tempi difficili, c’è da fare la Storia. Bisogna ridisegnare la geografia politica dell’Italia. E manca anche la scrivania. Un piano ampio, solido e sicuro dove poggiare le carte. Bisognerebbe allora riformare anche le istituzioni nazionali. E quelle europee, s’intende. Perché è ormai chiaro a tutti che così come sono non funzionano. Ma un presidente del Consiglio da solo non basta. Non può farcela. A norma di Costituzione, non ha i poteri necessari per far fronte alla situazione e seppure volesse prenderseli d’imperio avrebbe bisogno che una retorica nazionale “presidenziale” ne giustificasse la forzatura. Inoltre, Matteo Renzi ha due problemi contingenti, non meno impellenti: è segretario di un partito che tende a sfuggirgli di mano e guida un governo che poggia su una maggioranza parlamentare fragile e in rapido cambiamento. Mai come oggi palazzo Chigi ha bisogno di trovare una sponda sicura nel Quirinale. E bisogna che al Quirinale ci sia un Presidente forte, determinato, perfettamente calato nella parte grazie ad una indiscutibile autorevolezza.

SE, A QUASI cent’anni dalla Rivoluzione, la Francia perse un altro secolo per darsi una forma di governo efficace ed efficiente fu a causa di un presidente debole. Si chiamava Jules Grévy e quando, nella seconda metà dell’Ottocento, ebbe la possibilità di riformare le istituzioni in senso compiutamente presidenziale, se ne astenne per assecondare un establishment pigro e istintivamente conservatore. Un establishment convinto che ogni cambiamento avrebbe eroso le proprie rendite di posizione. Persa quell’occasione, trascorse quasi un altro secolo. E trascorse invano. La grande riforma che Grevy non ebbe il coraggio di fare, fu fatta dal generale de Gaulle. Ecco, all’Italia non serve un Grevy. Serve un capo dello Stato politico e politicamente attrezzato. Non un passacarte, ma un complice: un complice del presidente del Consiglio che ne assecondi e ne guidi l’impulso riformatore. Poi, quando il quadro politico si sarà ricomposto, quanto le istituzioni saranno state riformate e quando la tempesta economica e politica che sta travolgendo l’Europa sarà passata, ben venga un capo dello Stato grigio e ininfluente o un bel nome della società civile privo di spessore politico. Ma dopo, non prima.