Rimini, 12 settembre 2014 - Nella prima cappella a sinistra del Tempio Malatestiano c’è un gioiello che pochi riminesi conoscono: la Madonna della Pietà, più nota come la “Madonna dell’Acqua”. Un gioiello prezioso non solo perché è una scultura del Quattrocento di uno straordinario artista tedesco, ma soprattutto per la fama che l’accompagna almeno dal 1563, quando San Carlo Borromeo la certificò come miracolosa. E non è un’effige che sa compiere prodigi qualsiasi, ma è “specializzata” nell’esaudire le preghiere relative a condizioni atmosferiche: se invocata con fede, fa piovere in caso di siccità e ridona il sereno in caso di piogge incessanti e temporali. I suoi miracoli, che le hanno fatto meritare nei secoli passati una devozione straordinaria, non si contano: secondo lo storico Luigi Tonini, solo tra Sette e Ottocento i suoi “grandi interventi” sono stati almeno dodici.
Fortunatamente i nostri attuali manager del turismo non la conoscono perché non è da escludere che, in questa estate particolarmente impietosa, oltre che con i previsori del tempo se la fossero presa anche con lei per non essere intervenuta a sostegno di bagnini e di albergatori, facendosi accompagnare, com’è loro costume, da pompose dichiarazioni per mascherare l’incapacità di progettare e realizzare a dovere, e non a slogan, possibili mitigazioni di un problema antico.
Un suggerimento per sostenere la stagione in caso di meteo inclemente, rivolto anche a chi non ha fede, viene proprio dalla nostra miracolosa Madonnina: Rimini, che ha tanti tesori che possono allietare la giornata dei turisti anche in caso di intemperie, dovrebbe saper affermare con forza il messaggio che «A Rimini la vacanza è bella anche con la pioggia!». Messaggio, non slogan, offerta reale che dovrebbe caratterizzare la Riviera, e non finzione mediatica. Frutto di un impegno, competente e non improvvisato, rivolto ad organizzare gli spazi, le persone, le competenze e gli eventi per farne “prodotti” da offrire in caso di maltempo. Investendovi le risorse necessarie e tanta qualità, e non chiacchere. Cose che, in un territorio come il nostro quanto mai ricco di patrimonio d’eccellenza da mettere a valore, sembrerebbero naturali e facili.
Tutto ciò, invece, è ancora utopia. Forse perché, dalle nostre parti, a interessarsi di turismo sono in troppi: Regione, Provincia, Comune, Apt, Associazioni, Osservatori, Agenzie di marketing, Comitati etc. etc… E tutti troppo spesso interessati a stupire i cronisti locali più che a fare cose concrete ed efficaci. Che usano la parola “cultura”, sempre più di moda, senza che alcuno sappia farne un “prodotto” effervescente e sappia integrarla coerentemente in un’offerta che non può più essere limitata a sole e mare. I nostri gioielli, tanti, vanno “narrati”, resi vivi anche con le straordinarie tecnologie oggi disponibili, resi attrattivi e, pur nel pieno rispetto, praticabili. Non svenduti o usati a proposito, non soffocati con invenzioni o imitazioni provinciali di grandi eventi estranei alla nostra identità. E per far “cultura” non basta più stampare guidine multilingue, fare appelli al Publifono per l’entroterra o esporre qualche crosta in piazza.
Alla nostra Madonnina del Tempio, due sono la preghiere che i riminesi di fede dovrebbero rivolgere. La prima è quella che la pioggia “normale”, quella delle acque, non ci invada le estati. La seconda, non meno importante, è che spazzi via un altro tipo di pioggia, non mendo dannosa e incessante: quella degli slogan che i nostri “leader” ci propinano quotidianamente. «Con sole o pioggia a Rimini la Vacanza è sempre bellissima». Un nuovo slogan? No, facciamone un obiettivo. Almeno tentiamo. Altrimenti riportiamo in processione la nostra bella Madonna dell’Acqua. Operazione certo più nobile che imprecare a destra o a manca senza far cose concrete per il nostro futuro.