Ombrellone e lettini gratis, il relax a scrocco del maresciallo

Il militare è stato arrestato per le patenti nautiche false

Il lungomare di Rimini

Il lungomare di Rimini

Rimini, 22 febbraio 2015 - C’è anche una bagnina, tra le ‘vittime’ del militare della Capitaneria di porto di Rimini, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle patenti nautiche ‘vendute’ ai diportisti che non volevano sostenere l’esame. Perché una delle accuse che pendono sulla testa del 1° maresciallo Claudio Stasi, è anche quella di avere ‘scroccato’ per sette anni ombrellone e lettini alla titolare di uno stabilimento balneare di Rimini. Una vicenda separata dall’inchiesta principale e che è costata al militare un’accusa di corruzione per induzione, un reato che è punito con la reclusione fino a otto anni.

Tutto è cominciato nell’estate del 2004. Quando, secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Nucleo operativo, coordinati dal sostituto procuratore, Davide Ercolani, il maresciallo si reca al bagno in questione insieme ad alcuni suoi colleghi. E’ un controllo di routine, fra i tanti che vengono effettuati ogni giorno dalla Capitaneria di porto. Fatti i loro accertamenti, i militari se ne vanno, ma ecco che il giorno dopo Stasi torna alla stabilimento, è sempre in divisa ma questa volta da solo. Secondo il racconto della bagnina, il maresciallo le chiede di potere usufruire di un ombrellone per sè e la sua famiglia (due lettini) per tutti i fine settimana e per i periodi in cui andrà in ferie.

Lui, racconterà poi la donna, non chiede nemmeno quanto gli verrà a costare e lei capisce al volo: il militare ha intenzione di scroccarle la villeggiatura. Il ‘messaggio’ per lei è fin troppo chiaro, o non si sarebbe comportato così. Per paura di rappresaglie, la bagnina è costretta ad accettare. Un ‘regalo’ di cui Stasi usufruirà fino al 2011, senza mai sganciare un euro. Di qui, il reato di corruzione per induzione, introdotto dal codice penale nel 2012: «Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni».