Morciano, indagati sindaco e vice

Lievitano i costi di un appalto per la fiera: il Comune sborsa 700mila euro in più

Morciano, il sindaco Claudio Battazza

Morciano, il sindaco Claudio Battazza

Morciano (Rimini), 19 marzo 2016 - Il pubblico ministero, Davide Ercolani, chiude l’inchiesta sull’ampliamento del padiglione fieristico di Morciano con la richiesta di rinvio a giudizio per 13 persone. Tra queste, il primo cittadino, Claudio Battazza, il vice sindaco, Stefano Dradi, l’assessore Ivan Tagliaferri, Oliviero Pazzaglini, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune, a cui si aggiungono consiglieri comunali, progettista, direttore tecnico e dei lavori, e legale rappresentante dell’impianto.

Per gli amministratori, l’accusa è quella di abuso d’ufficio, e oggetto del contendere sono quei 700 e passa mila euro che sono finiti a carico del Comune in corso d’opera. Gli altri tre sono accusati di frode nelle contribuzioni.

L’inchiesta era partita nel 2014, dopo un esposto presentato dai consiglieri di minoranza, poco convinti della costruzione della nuova fiera. La Procura aveva passato le indagini alla Guardia di finanza, e nel registro degli indagati era finita l’intera giunta dell’epoca.

Quell’ampliamento che doveva inizialmente essere a costo zero per il Comune, aveva visto aggiungersi la bellezza di 725mila euro rispetto all’appalto iniziale stipulato, ma a carico delle casse comunali. Procurando, secondo le Fiamme Gialle, «un indebito vantaggio patrimoniale al Consorzio stabile modenese, ditta aggiudicataria dell’appalto, aumentando l’importo totale delle opere a 4milioni e 366mila euro».

Quelle delibere erano costate un avviso di garanzia per abuso d’ufficio a sindaco, vice sindaco, assessori e consiglieri. Ma c’è anche un altro reato di cui sono accusati invece Regolo Poluzzi, progettista e direttori dei lavori di realizzazione del fotovoltaico realizzato sui padiglioni della fiera, il progettista e direttore tecnico, Stefano Baccaro, e Roberto Botti, legale rappresentante della ‘Gestione Energia srl’, ed è quello di frode nelle contribuzioni.

Per gli investigatori, avrebbero attestato falsamente che alla fine del 2010 i lavori erano ultimati e che verifiche tecniche e il collaudo erano andati a buon fine, così da poter beneficiare di maggiori contributi.