Niente carcere per la Minetti. "Mi ero illusa di essere assolta"

Sconto di pena in Appello per l’ex consigliere regionale

Nicole Minetti (Foto Imagoeconomica)

Nicole Minetti (Foto Imagoeconomica)

Rimini, 14 novembre 2014 - Tutti colpevoli, ma con pene ridotte. La Corte d’Appello di Milano ribadisce la condanna di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti nel processo Ruby bis in cui il giornalista, l’ex consigliera regionale del Pdl e l’ex guru dei vip erano accusati di avere allestito il palcoscenico ‘a luci rosse’ di Arcore per compiacere Silvio Berlusconi. I giudici hanno ‘limato’ la pena di Nicole Minetti da cinque a tre anni con la concessione delle attenuanti generiche, negate in primo grado, confermando la condanna solo per l’accusa di favoreggiamento della prostituzione di maggiorenni.

La bella riminese, prossima protagonista dell’Isola dei famosi su Canale 5, eviterà così il carcere. «Dopo l’assoluzione di Berlusconi — ha detto la Minetti — mi ero illusa di essere assolta». Più loquace l’avvocato Paolo Righi. «E’ una sentenza che non piace a nessuno — ha detto il legale riminese che assiste l’ex consigliere regionale con il collega Pasquale Pantano — C’è stata disparità di trattamento tra Lele Mora e la Minetti. Lui è un pregiudicato riconosciuto colpevole di tutti i reati, mentre la mia cliente solo del meno grave. Con la Minetti si continua a usare la clava. Fortunatamente la Cassazione è a Roma: siamo convinti che riconoscerà la competenza territoriale del tribunale di Monza». 

Grazie all’assoluzione in appello dell’ex premier, Emilio Fede si è visto abbassare la pena da sette anni a quattro anni e dieci mesi. Nella sentenza di oggi l’accusa di favoreggiamento della prostituzione della minorenne Ruby che era contestata a Fede è stata riqualificata in favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne. Cio’ significa che, secondo i giudici della terza sezione d’appello, anche lui, come l’ex Cavaliere, non era consapevole della sua minore età, quando avrebbe accompagnato la marocchina a Villa San Martino. La condanna di Fede è limitata ‘solo’ alle accuse di favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni, Ruby compresa, mentre gli episodi relativi a Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil, sono stati riqualificati in tentativo di induzione alla prostituzione, perchè le giovani rifiutarono di partecipare alle presunte serate ‘a luci rosse. Lele Mora considera invece una «vittoria che mi emoziona» il verdetto che lo ha condannato a sei anni e un mese dai sette del primo grado perchè i giudici hanno riconosciuto il vincolo della continuazione tra il processo Ruby bis e la pena a 4 anni e tre mesi patteggiata per il crac della societa’ Lm Management. «Non avrei sopportato fisicamente ancora il carcere dopo i 14 mesi già trascorsi in isolamento» ‘esulta’ Mora, unico imputato presente in aula.