Omicidio sul lungomare, la moglie: "Petrit era fiero di aiutare la nipote"

Parla Linda Fusha, la moglie dell’idraulico freddato da tre killer

Omicidio sul lungomare, Petrit con la moglie

Omicidio sul lungomare, Petrit con la moglie

Rimini, 29 maggio 2016 - "Odio: è quello che provo per quei tre. Hanno ucciso un uomo senza motivo".

Li vorrebbe morti?

«Io non li vorrei ammazzare. Ma non devono uscire più dalla prigione: devono marcire li dentro». Tutti tre, Lek Preci, il padre, che ha sparato a suo marito, e i suoi figli Edmond e Altin?

«Tutti e tre. Perché anche se ha sparato uno, il viaggio da Milano è stato lungo, non hanno agito per un impulso d’ira, hanno fatto chilometri di strada e pianificato l’omicidio di mio marito Piero». Tra le lacrime il racconto, sul pianerottolo della casa di Viserbella, Ermelinda (‘Linda’) Fusha-Nikolli, giovane moglie di Petrit, l’idraulico 42enne ammazzato come un cane giovedì sera davanti al ristorante ‘Gente di Mare’ di Rivabella’. Motivo? Aver salvato la nipote ventenne da un matrimonio che l’aveva resa schiava, a Milano.

Dicono che l’hanno ucciso applicando il ‘codice Kanun’, la vendetta d’onore albanese...

«Non me ne frega niente di Kanun – continua Linda – . Io la penso come la pensava mio marito, che era da più di vent’anni in Italia e non credeva a questa cosa».

Lei sapeva della nipote?

«Piero – continua la vedova – mi aveva detto della scelta della ragazza, che aveva deciso di andarsene da quella famiglia».

Gli dispiaceva?

«Ne era fiero. Voleva far capire a nostra figlia più grande, di 15 anni, che sottomessa una donna non deve stare mai».

Cos’è successo la sera precedente ad delitto?

«Quando ha telefonato sua nipote, chiedendo di andarla a prendere e riportarla a Rimini, era contento della sua scelta. La trattavano male».

Lei era preoccupata?

«Un po’. Mi ero offerta di andare anche io. Temevo un litigio. Non ha voluto perché ero incinta».

E la famiglia acquisita di lei cosa vi diceva?

«Fin dall’inizio le hanno detto, così ci ha sempre riferito la ragazza, ‘ti uccidiamo i tuoi, tuo fratello, tuo babbo, la tua famiglia’. Anche mio marito è stato minacciato di morte mercoledì, dopo che l’ha portava via, col nipote».

Ma non credevate sarebbero arrivati a tanto.

«No».

Li conoscevate bene?

«Sì, li abbiamo conosciuti in occasione del fidanzamento dei ragazzi, in particolare il futuro sposo. Ci era sembrato un bravo ragazzo. Ma l’apparenza inganna».

Si sente di ricordare quella sera?

«Continuavo a chiamare Piero al telefono. Non rispondeva. Alla fine ho chiamato mio padre e mio fratello: ‘Piero è morto’, mi hanno detto. Mi sono precipitata lì. Gli occhi erano chiusi, poi mi è sembrato li avesse un po’ aperti... (singhiozza, ndr). Ho sentito il polso. Era ghiacciato. Un’infermiera mi ha detto ‘è morto’».

Mentre parliamo il padre di Linda, che abita con moglie e un altro figlio nei pressi, passa più volte a controllare la situazione.

«Più che altro controlla le mie condizioni», sorride Linda.

Lei ha ripreso a mangiare?

«No».

Per scelta?

«Non ci riesco, solo acqua e zucchero, non mi va giù niente».

La creatura che ha in grembo da sei mesi come sta?

«Bene, ho fatto una visita».

I due figli più piccoli non sanno niente?

«Ancora no, sono dai cognati. Gli ho detto che a casa ci sono lavori».

Cosa dirà loro?

«Parlerà di malattia. Lo sapranno da grandi».