Mise incinta la figlia 13enne e cercò di farla abortire. Rintracciato in Svezia padre-orco

L'uomo, residente nel Riminese, è stato estradato. A settembre sarà sottoposto al test del Dna

Violenza contro le donne

Violenza contro le donne

Rimini, 20 agosto 2014 - DOPO AVERE messo incinta la figlia di appena 13 anni, aveva cercato di farla abortire. Era stato grazie alla segnalazione dei consultori di Rimini e Riccione che nel giugno del 2012, la Squadra mobile si era messa sulle tracce di un sudamericano, di 39 anni, residente con la famiglia nel riminese. L’uomo però era scappato poco prima di essere fermato, e solo due mesi fa è stato rintracciato in Svezia, a casa di un amico. Estradato nei giorni scorsi, è ora rinchiuso nel carcere di Rebibbia, e il 15 settembre verrà portato in questura a Rimini per essere sottoposto alla prova coatta del Dna. Ma gli investigatori stanno anche indagando sul ruolo che avrebbe avuto da una clinica privata della Romagna, dove nel luglio del 2012 un medico di quella struttura aveva firmato l’avvenuto raschiamento e quindi l’aborto della ragazzina. ALL’EPOCA All’epoca, i medici dei due consultori si era insospettiti perchè ad accompagnare la ragazzina c’era sempre e soltanto il padre (in questi casi serve il consenso di entrambi i genitori), il quale sembrava poco interessato a chi avesse abusato di sua figlia e sembrava invece avere troppa fretta di farla abortire. Di fronte al rifiuto degli operatori dell’Ausl, l’uomo era tornato al consultorio di Riccione qualche tempo dopo con il certificato di una clinica privata che attestava l’avvenuto aborto. Sottoposta all’ecografia, la 13enne era risultata però ancora incinta di otto settimane. A quel punto, al sudamericano non era rimasto altro da fare che tornare al consultorio insieme alla moglie che aveva dato il suo consenso all’aborto. Nel frattempo però la giustizia si era messa in moto e il magistrato aveva disposto di effettuare l’esame del Dna sul feto. Il sultato era stato inequivocabile: il padre del bimbo mai nato era un parente stretto della ragazzina. Di qui l’ordine del pm di sottoporre all’esame gli unici due uomini della famiglia, il padre e il fratello della 13enne. Ma il primo sapeva di essere ormai nel mirino della Polizia, e un bel giorno la sua famiglia si era svegliata e non l’aveva più trovato. Aveva svuotato il conto corrente ed era sparito nel nulla. QUANDO il Dna aveva escluso il fratello, e subito dopo era stato spiccato il mandato di cattura internazionale. Ma solo due anni dopo, i poliziotti sono riusciti a scoprire dove si nascondeva, in Svezia, appunto, e l’hanno fatto arrestare. L’inchiesta però sembra tutt’altro che conclusa. La madre ha sempre giurato di non saperne niente, la ragazzina non ha mai parlato, e anche il ruolo della clinica è ancora tutto da definire.