Riccione, 1 settembre 2012 - ULTIMA CHIAMATA per il Cocoricò. Dopo gli ultimi due ragazzi finiti in overdose, tutti, gestori inclusi, si aspettavano che sul locale calasse la mannaia della chiusura. A sorpresa è arrivata invece solo una diffida. Un provvedimento, hanno spiegato ieri mattina il questore di Rimini, Oreste Capocasa, e il comandante provinciale dei carabinieri, Luigi Grasso, morbido solo all’apparenza e, ci tengono a sottolineare, emesso senza che alcuna ‘pressione’ intervenisse a favore della discoteca, finita in una bufera che ha coinvolto cittadini, politici e persino i parroci . L’obiettivo della diffida, dicono, è quello di cambiare la ‘storia’ del Cocco, modificarne il corso che ne ha fatto negli anni il tempio della trasgressione, e meta italiana di chi crede che lì dentro tutto sia consentito. Come? Luci, sicurezza, telecamere, appelli dei d.j. e tutto quanto necessario a illuminare quegli angoli bui dove si annidano spacciatori e consumatori, e da dove i ragazzi riemergono con gli occhi sbarrati o la bava alla bocca. Stamattina, il comandante della Compagnia di Riccione, Antonio De Lise, e un funzionario della Squadra amministrativa della questura incontreranno la proprietà per mettere a punto il cambiamento. E se i ‘consigli’ verranno presi alla lettera, il risultato sarà la fine di un’era.
 

«LA scelta della diffida — spiega il questore — è stata valutata insieme al colonnello e al prefetto di Rimini, dopo avere concluso che la chiusura non sarebbe servita a cambiare le cose. L’anno scorso era stata imposta per 15 giorni, dopo la vicenda del giovane che aveva rischiato di morire per avere assunto Mdma. Il giorno stesso in cui la discoteca aveva riaperto, i carabinieri avevano arrestato due spacciatori. Solo nell’ultimo mese, tre ragazzi sono finiti in ospedale per overdose. Qualcosa deve cambiare».

L’elenco delle cose da fare è lungo: «Parliamo di illuminare un parcheggio pieno di spacciatori — continua Capocasa — di videosorveglianza dentro e fuori con una cabina di regia che controlli, e di aumentare il servizio di sicurezza, anche se polizia e carabinieri, posso assicurare, saranno ancora più presenti e questa volta in divisa». Se occorre, dovranno coinvolgere anche i dj, che i ragazzi ascoltanto più dei genitori, e magari usare gli altoparlanti, affinchè la svolta sia ben chiara anche al popolo della piramide. «Il locale è ora sotto osservazione — continua il questore — e il limite parte da oggi. Se continuano su questa linea i provvedimenti saranno molto più significativi». In sintesi, rischiano di giocarsi la licenza. «Nessuna criminalizzazione — precisa il colonnello Grasso — abbiamo solo cercato di individuare la situazione migliore per garantire la sicurezza e tutelare la salute dei ragazzi. Dall’inizio dell’anno a oggi, noi e la Polizia abbiamo arrestato una ventina di spacciatori, altrettanti denunciati e segnalati come assuntori. Per non parlare di furti, scippi e borseggi».
 

SARA’ dura spazzare via l’idea che tutto è permesso, ma se il Cocco dovesse diventare ‘normale’, potrebbe anche ritrovarsi a corto di pienoni. «La scelta è loro — chiude il questore — non sono state le forze dell’ordine a dare la licenza al locale e noi, ripeto, siamo fuori dal contesto della politica, ma è ora che la ‘musica’ cambi. Questo è l’ultimo appello».
 

Alessandra Nanni