Viserba (Rimini), 29 dicembre 2013 - "Sono andato fuori di testa, ma quella donna mi aveva esasperato. Questa volta l’ho fatta grossa, ma da quando avevo rifiutato le sue avances lei mi aveva reso la vita un inferno". Così, da una cella di isolamento del carcere dei Casetti, si difende Loris Stecca (foto), l’ex campione del mondo dei pesi Supergallo, arrestato venerdì pomeriggio dalla Squadra mobile, con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione, nei confronti di Roberta Cester, la donna con cui era socio nella palestra di Viserba.

Lei ci aveva messo i soldi, lui il nome, ma dopo appena tre mesi i rapporti erano già sul filo del rasoio. Fino a quando, l’altro pomeriggio, l’ha accoltellata. Roberta è ora ricoverata all’ospedale Infermi, dove è stata sottoposta a un piccolo intervento. La lama, che pure è penetrata per 20 cm, non ha leso organi vitali, e si sta già riprendendo.

"Se avessi voluto ucciderla, l’avrei presa a pugni". Dicono abbia l’aria di uno che si è appena ‘svegliato’ da uno choc, ma ai suoi difensori, Piero Ippoliti e Luca Ventaloro, Stecca ha raccontato ieri cosa l’ha portato fino al punto di non ritorno. "Non sono un assassino e nemmeno un pazzo —avrebbe detto — il mio è stato un gesto eclatante, di follia. Ma ormai ero fuori testa, quella donna mi aveva esasperato, e soprattutto continuava ad umiliarmi". Secondo lui, tutto era cominciato a metà settembre, quando aveva rifiutato la sua corte. Dopo essere stata respinta, a suo dire, Roberta si era vendicata nel peggiore dei modi: mettendolo in ridicolo. Stecca parla di "un inferno", fatto di armadietti e cassetti chiusi a chiave, dei suoi clienti che venivano mandati via, e soprattutto delle quotidiane prese in giro davanti a tutti.

"Non ce la facevo più. Tu non sei nessuno, mi ripeteva, solo una nullità. Voleva cacciarmi via dalla palestra che portava il mio nome". Ma quello era l’ultimo sogno di un uomo che di pugni ne aveva presi parecchi anche fuori dal ring. A questo, ha sostenuto, si aggiungeva il fatto che lei, sempre per consumare la sua vendetta, non lo pagava. "Da due mesi non vedevo un soldo, e quando andavo a chiedere quello che mi spettava, si rifiutava di darmeli, continuando a sbeffeggiarmi".

Un oltraggio imperdonabile per l’ex campione del mondo che non ha mai voluto piegarsi in vita sua. Nemmeno di fronte alla fine di quella gloria che, seppur per breve tempo, l’aveva voluto in cima al mondo. Preferendo sempre, come lo definisce lui stesso, "il gesto eclatante". Come quando rimase in bilico sul ponte dell’A14, minacciando di buttarsi di sotto per protestare contro l’assicurazione che non pagava. Ha sempre scelto di spezzarsi, mai di piegarsi. E sono nel suo stile anche le condizioni che ha messo ai difensori: "Non dovete chiedere al giudice nè gli arresti domiciliari nè la libertà. Devo andare fino in fondo". Glielo dirà lui stesso, probabilmente, domani mattina, quando verrà portato in tribunale per essere interrogato.

Alessandra Nanni