Senza pallone perdono tutti

Il commento

Rimini, 1 luglio 2016 - Di chiacchiere sul Rimini, in queste ultime settimane, ne abbiamo sentite tante, troppe. Ma, alla resa dei conti, mancano i fatti. Anzi, i quattrini. Ieri il club biancorosso doveva depositare una fidejussione di 350mila euro per iscriversi a una Lega Pro difesa sul campo dai ragazzi di Acori. Invece quella garanzia non è arrivata. La società ha comunque presentato la domanda per essere ammessa al campionato e avrà ancora tempo fino al 12 luglio per mettersi in regola con gli adempimenti finanziari. Ma adesso servirà un miracolo per salvare il Rimini.

Le casse del club, ormai da tempo, sono vuote: mancano perfino i soldi per pagare gli stipendi arretrati dei giocatori. La scadenza di ieri doveva onorarla Vincenzo Longo, un imprenditore marchigiano che da tempo annuncia di essere interessato al calcio riminese. Ma sulle sue reali intenzioni, fin dall’inizio, non erano mancati i dubbi. Se non altro per i precedenti: dopo aver trattato Sambenedettese e Bisceglie, era sempre sparito nel nulla.

La trattativa con Longo, per quanto incerta e fumosa, resta però l’unica speranza di salvezza del Rimini: non esiste, almeno al momento, una soluzione di riserva.

Ed è proprio questa la considerazione più amara: nessuno, nonostate i ripetuti segnali di allarme, è riuscito a mettere in piedi un concreto piano di salvezza per la società biancorossa. Che non ha ambizioni di serie A, ma si accontenterebbe della stessa serie in cui milita senza troppi patemi il Santarcangelo. Certo, si vive benissimo anche senza pallone. Ma l’Italia di Conte proprio in questi giorni ci insegna come il calcio possa unire ed emozionare non solo i tifosi, ma un’intera comunità. E se il Rimini fallisce tutta la città perde un po’ di questa bella magia.