Silvia Scola presenta il documentario sul padre Ettore, guarda le foto

‘Ridendo e scherzando, ritratto di un regista’ al Giometti CinePalace

Silvia Scola (foto Nives Concolino)

Silvia Scola (foto Nives Concolino)

Riccione, (Rimini), 26 maggio 2016 - Reduce dal Festival di Cannes, dove il padre quarant’anni fa ricevette la Palma d’oro con Brutti sporchi e cattivi, Silvia Scola con la mamma Gigliola martedì sera è arrivata al Giometti CinePalace per presentare il documentario «Ridendo e scherzando, ritratto di un regista», realizzato con la sorella Paola. LE FOTO

Ettore Scola, celebre regista, sceneggiatore, umorista e disegnatore, scomparso lo scorso 19 gennaio a 85 anni, è ricordato attraverso le interviste che ha rilasciato nel corso della sua vita, i brani dei suoi film e un incontro con l’attore e regista, Pierfrancesco Diliberto (meglio noto come Pif). Applausi in sala e foto di rito, un’occasione per ricordare anche l’amico Federico Fellini.

Com’è nato questo lavoro su suo padre?

«Moltissime persone chiedevano di fare un suo ritratto, ma ultimamente non rilasciava mai interviste. Così è stato lui a proporre, a me e a mia sorella, di farlo».

Qual è stata la cosa più difficile? «Superare tutte le paure, il timore che a lui non piacesse, perché odiava la retorica e le celebrazioni. E poi diceva: mi state facendo un coccodrillo da vivo. Ora ha la valenza di testamento e ricordo. Il lavoro è durato tre anni, l’abbiamo cominciato, mentre stavamo scrivendo con lui «Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini» per il ventennale della scomparsa del Maestro».

Alla fine a suo padre è piaciuto? «Si. Considerato che lui era ipercritico, questa per noi è stata la maggiore soddisfazione, così insieme l’abbiamo presentato al Festival del cinema a Roma, dopo un lungo lavoro di ricerca nelle teche Rai e negli archivi del’Istituto Luce, perché l’idea era quella di intervistarlo oggi, facendolo rispondere attraverso le interviste rilasciate negli anni per raccontare l’uomo pubblico, non il padre. Ridendo e scherzando si parla di cose serie, così come faceva lui».

Nei film di vostro padre avete avuto un ruolo importante? «Abbiamo lavorato molto con papà. Io ho scritto i suoi ultimi sette/otto film, mia sorella tantissime volte è stata il suo aiuto regista». Cosa preparate ora? «Ci hanno offerto di fare molti ritratti su altre personalità con la stessa chiave, ora stiamo valutando».

Si annuncia intanto una grande mostra? «Si, quella di Marco Dionisi e Nevio De Pascalis, approvata da mio padre e ora ampliata con oggetti di scena, immagini e scritti in nove sezioni. Si terrà dal 16 settembre al 23 ottobre nel Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, a Roma. Sarebbe bello proporla anche qui in riviera».

Suo amava Rimini, la sua carriera s’intrecciò con quella di Fellini con il quale era pure amico… « A Rimini è venuto tante volte, anche perché per alcuni anni (2001-2003) è stato presidente della Fondazione Fellini».

Che legame c’era tra i due Maestri? «La loro amicizia era un po’ saltuaria, non assidua, ma era comunque profonda. S’incontravano in giro, a Piazza del Popolo, andavano a fare viaggi in auto insieme, si vedevano più da soli che in famiglia, ma Federico tante volte è venuto pure a casa. Lo conoscevamo bene». Lei che ricordo ha di Fellini?

«Lo ricordo come uomo molto affascinante, brillante, ma riservato, era un mito anche per mio padre».

Tre aggettivi, infine, per riassumere suo papà?

«Generosità, rigore e pignoleria».