Rimini, 2 novembre 2010 - La boxe ha i suoi confini, lui proverà a oltrepassarli. Loris Stecca infatti c’è riuscito: aveva detto di voler tornare a combattere nonostante la carta d’identita (è nato a Santarcangelo di Romagna il 30 marzo 1960) e ce l’ha fatta a ottenere un match: in Spagna è stato infatti annunciato ieri che l’ex campione del mondo il 17 dicembre, al Pabellon Municipal di Sedavì nei pressi di Valencia, affronterà il peso leggero locale Ruben Cupè, che di anni ne ha solo 23 e che di soprannome è detto ‘la pantera’,

Anche se il ruolino del giovane neoprofessionista iberico finora parla di cinque sconfitte a fronte di un solo successo (più un pareggio), la sfida del riminese - che tornerà a combattere ben 22 anni dopo il suo ritiro - appare smisurata, rischiosa e illogica. "No, non è così perché questa impresa - dice Stecca - una logica la possiede anche se, devo ammetterlo, è del tutto personale. Nella mia vita ho sempre prefigurato un obiettivo da raggiungere. Senza quello perdo i miei valori, la mia dignità di uomo. Le proteste estreme che ho fatto negli ultimi anni erano dettate dall’impotenza di poter lottare. Ho protestato contro un mondo assicurativo che ha un potere enorme e mi ha rovinato la vita. Ora ho un nuovo obiettivo, sto bene, la boxe è radicata in me e sento che la mia mente è elastica come negli anni Ottanta. Voglio tornare sul ring e vincere ancora".

Restano due dati di fatto: il suo avversario ha 27 anni in meno e lui non potrà comunque mai combattere in Italia, visto il divieto che vige per l’età. "Chi salirà sul ring in Spagna contro di me non rischia nulla, è giovane e inconsapevole. Una sconfitta per mano di un ex campione del mondo per lui sarà quasi un onore. Solo io rischio, ma pur sapendolo ho preso una licenza tedesca e potrò combattere in Europa e nel mondo. Se fisicamente sarò a posto non posso che vincere e allora tutti si accorgeranno che Loris Stecca c’è ancora. Anche se il difficile verrà dopo quando tutti vorranno battermi".

C ’è da chiedersi se la moglie Fiammetta non si sia opposta... "Sì, lei e mia figlia Rachele - ammette - non sono per niente d’accordo, temono per la mia incolumità. Ho parlato loro col cuore in mano, ho ricordato chi ero e con che sacrifici sono diventato qualcuno. Devo affrontare questa sfida per dare un senso al mio orgoglio. Sono un uomo di cinquant’anni in perfette condizioni fisiche e mentali. La boxe non uccide se possiedi questa chiavi. Certo, oggi mi alleno a Rimini alla palestra di via Padulli e da venerdì aprirò un corso di difesa personale. Ma non mi basta perché posso avere di più. La Spagna sarà il punto di partenza".