Misano, 9 giugno 2012 - OGNI ROMBO sussurrerà il nome di SuperSic nel vento della sua Romagna, ogni staccata fisserà sull’asfalto il segno della memoria, ogni sgasata farà allargare il sorriso di Marco Simoncelli, lassù dove corre adesso. Da ieri la pista di Misano porta il suo nome. Otto mesi dopo quella maledetta mattina di Sepang in cui non solo la famiglia delle moto perse uno dei suoi figli più amati, la società che gestisce il Santa Monica ha mantenuto la promessa fatta al momento di raccogliere l’appello rilanciato dal nostro giornale, sull’onda di una volontà popolare spontanea e condivisa, un referendum morale senza voto.

Per tutti quelli che erano stati conquistati dal Sic, era scontato che quella pista a pochi chilometri dalla sua Coriano dovesse diventare il tempio laico dove ricordarlo per sempre. Riuscire a farlo in tempi così ristretti, in un paese come il nostro, è un merito da riconoscere pubblicamente. Perché una terra che sa onorare i propri figli li fa vivere ancora.

Ieri c’erano anche papà Paolo e mamma Rossella, al momento di svelare il nuovo logo della pista realizzato dal mago dei caschi Aldo Drudi, con le due linee rosse, che Marco portava sul casco, piazzate al posto delle elle. «Sono molto emozionato, abbiamo ricevuto molte testimonianze d’affetto in questi mesi che ci hanno fatto capire quanto mio figlio fosse benvoluto — ha detto il padre assistendo a questo nuovo battesimo —, ma oggi è un giorno davvero particolare».

È BELLO che l’intitolazione arrivi in un weekend di ‘casino’ in pista, come sarebbe piaciuto a lui: oggi correranno le Superbike, un ambiente che il Sic aveva assaggiato solo per due gare a Imola rimanendone estasiato e salendo subito sul podio. Ma ci saranno anche le altre categorie, piene di giovani che magari hanno iniziato a correre perché volevano diventare come lui, e che adesso lo vedranno ogni volta che varcheranno i cancelli del Santa Monica.
 

Perché come ha scritto dopo la tragedia la sua fidanzata Kate sul sito, citando una frase di Henry Scott Holland: «Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo».