Il ricatto: ‘stai con me o dico a tuo padre che sei gay’

In tribunale uno dei primi casi di stalking tra omosessuali

Gay, foto generica

Gay, foto generica

Rimini, 6 maggio 2015 - «TORNA con me o dirò a tuo padre che sei gay». Un vero incubo quello vissuto per mesi e mesi da un impiegato bancario riminese, adesso di 32 anni, che sarebbe stato oggetto di stalking da parte di un 42enne modenese. E ieri in aula è stato ripercorso quel calvario.

La vicenda era balzata agli onori della cronaca come uno dei primi casi di stalking tra gay in Italia, anche se uno dei due protagonisti ha sempre negato la liason omosessuale. I due si erano conosciuti nel 2009 a Rimini. Contrastanti le due versioni dei fatti: secondo l’emiliano, che è imputato di atti persecutori e diffamazione via web, i due avevano avuto una storia omosessuale. Poi, all’improvviso, l’impiegato di banca avrebbe deciso di interrompere la loro relazione, senza fornire alcuna giustificazione. «Volevo solo tentare di riavvicinarmi a lui», si è giustificato il 42enne.

Di tutt’altro avviso la vittima, assistita dall’avvocato Massimiliano Orrù. Secondo il riminese non ci sarebbe stata alcuna relazione sentimentale, ma una frequentazione esclusivamente dovuta a motivi di lavoro.

Il modenese, vedendosi respinto, avrebbe continuato a molestare il riminese, non solo con sms, ma anche con lettere inviate sul luogo di lavoro della vittima e tramite falsi profili Facebook. Sempre stando all’accusa, il 42enne avrebbe iniziato a minacciare il riminese via web, contattando anche i suoi amici: «Se non torni con me, rivelo a tuo padre che sei gay», facendo leva sulla mentalità all’antica del genitore. L’udienza è stata aggiornata a martedì prossimo.