Dopo la strage di Parigi, psicologi in classe

Le scuole del centro storico chiedono aiuto a un esperto

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Rimini, 22 novembre 2015 - Un esperto tra i banchi per evitare che i bambini siano trascinati nella confusione da parole come Isis e terroristi. Lo chiedono le maestre dell’Istituto comprensivo Centro storico, a Rimini, e non sono certo le uniche a gradire un aiuto per affrontare con gli alunni temi scivolosi, dove basta un termine fuori posto per creare nei bambini confusioni e derive incalcolabili.

«Sono diversi gli alunni che hanno chiesto alle maestre il perché di quanto hanno visto in tv, o sentito dire dagli adulti - racconta la dirigente scolastica, Lorella Camporesi -. Non è semplice per le insegnanti affrontare temi di questa portata, ed è per questo che le insegnanti hanno chiesto un esperto, psicologo o una figura competente che ci possa aiutare in questo compito».

Da giorni i bambini sono bombardati da immagini televisive a qualsiasi ora del giorno. Da discussioni di adulti che troppo spesso non si curano se i più piccoli sono al loro fianco. Bimbi messi davanti a termini che non comprendono come Isis, terroristi o martirio. Sballottati tra le paure dei grandi e incapaci di dare un significato a ciò che gli ruota attorno, si rifugiano a scuola, nelle domande da rivolgere alle maestre.

«Molti genitori - riprende la dirigente - scelgono di non far vedere immagini o contenuti su quanto è accaduto ai figli, ma le domande arrivano comunque». D’altronde sarebbe impossibile fare finta di nulla proprio a scuola, dove si educano i bambini. «Abbiamo fatto il minuto di silenzio per ricordare i morti negli attentati. Cerchiamo di parlarne il meno possibile, ma è comprensibile che gli studenti, delle elementari e delle medie, possano chiedere maggiori spiegazioni. Fanno molta fatica a rapportarsi con le morti avvenute in questo modo».

Un aiuto alle insegnanti potrebbe arrivare anche grazie a psicologi. Un sostegno per affrontare la difficoltà nel parlare delle stragi a Parigi, nel Bataclan, nei ristoranti e caffè lungo la strada, o allo stadio, evitando di toccare temi quali lo scontro religioso, le etnie, la crudeltà. In classi che sempre più spesso vedono la presenza di bimbi originari di Paesi stranieri, con culture e religioni diverse, i termini da utilizzare nel parlare di simili temi diventano fondamentali.

«I bambini fanno fatica ad affrontare quello che hanno visto o sentito. A volte hanno persino difficoltà a fare distinzione tra fantasia dalla realtà, tanto sono condizionati dai videogiochi». Nelle immagini, i più piccoli confondono gli attacchi terroristici con gli ‘spara tutto’ da joystick. Riportarli con i piedi per terra senza minarne l’equilibrio e la crescita è l’impresa che le insegnanti affrontano quotidianamente.

In centro storico c’è chi da anni lavora sull’integrazione, come le insegnanti alle scuole Ferrari dove è altissimo il numero di alunni di origine straniera. Sono maestre che sanno quanto l’equilibrio sia importante in bambini che dovrebbero rimanere lontani dalla divisioni create dagli adulti. Impossibile fare finta di nulla, non solo a scuola. I bambini assorbono il flusso di informazioni che li investe e vogliono spiegazioni.