"Sono ferito, chiamate l’ambulanza". Il bar diventa un lago di sangue

I titolari del locale: "Abbiamo temuto di vederlo morire"

 I baristi Angelo e Pasquale Galante del locale dove si è consumato il feroce assalto

I baristi Angelo e Pasquale Galante del locale dove si è consumato il feroce assalto

Rimini, 27 settembre 2014 - «AIUTO AIUTO, mi hanno accoltellato, chiamate un’ambulanza e i carabinieri». Ha sussurrato queste parole mentre entrava al Caffè Giardino di piazzetta Dossi a Viserba, prima di accasciarsi sul bancone del bar. A ricostruire il grave episodio i titolari, fratelli Angelo e Pasquale Galante, e i pochissimi clienti presenti poco dopo le dieci dell’altra sera, grossomodo l’orario di chiusura dell’esercizio.

«A QUEL PUNTO ho cercato nel ripostiglio un asciugamano e gliel’ho dato perché cercasse di tamponare il sangue che gli usciva a fiotti dal collo – continua Pasquale Galante – ovviamente lasciando fare a lui, mentre mio fratello si è messo a telefonare chiamando prima il 118 per l’ambulanza e poi il 112 dei carabinieri». Che sono giunti sul posto in pochissimi minuti: la caserma della stazione di Viserba è a due passi dal Caffè Giardino. Sono arrivati anche i militari del Radiomobile da Rimini. «In pochi secondi per terra si è formato un lago di sangue – racconta un cliente che ha assistito a tutta la scena – e il ferito vomitava anche sangue. Diceva ‘mi hanno accoltellato, mi hanno accoltellato’. Uno spettacolo che mi auguro di non rivedere più in tutta la mia vita».

Il ferimento non è avvenuto all’interno del bar, ma nelle immediate vicinanze. «Ci hanno detto che si era incontrato con un suo amico che l’ha colpito al collo con un coltello – continua Angelo Galante, il barista -. Non sappiamo cosa sia successo tra i due». Pare questione di donne, gelosie. «A me risultava che fossero amici. Perlomeno, ogni tanto venivano qui al bar e prendevano il caffè insieme». «Vedendo quanto sangue perdeva – raccontano i titolari – abbiamo pensato che quell’uomo poteva anche morire. Era pallido come uno straccio, e gli usciva sangue dal collo e dalla bocca. Lo abbiamo invitato a mettersi a sedere all’esterno del bar, in modo di prendere un po’ d’aria, in attesa dei soccorsi, ma lui non ne ha voluto sapere.

Ci ha provato, ma è tornato dentro, dicendo ‘non riesco a respirare’. Da quel momento è rimasto in piedi appoggiato al bancone». Nei minuti precedenti avete sentito delle grida, delle minacce o altri rumori insoliti provenire dall’esterno? «Niente di niente – continuano Angelo e Pasquale Galante – All’improvviso è entrato quell’uomo che sanguinava come una fontana, e ci ha chiesto di aiutarlo». «Sono stati davvero dei grandi – commenta un cliente che era presente al momento dell’imprevista ‘intrusione’, riferendosi ai due titolari del pubblico esercizio – dandogli tutto l’aiuto che potevano, e forse contribuendo a salvargli la vita».