Scoppia la guerra tra i vicini ‘spioni’: «Il suo abuso più grande del mio»

In via San Salvatore i residenti si denunciano a vicenda

Via San Salvatore, alla prima periferia di Rimini, è teatro di una guerra tra vicini In alto l’assessore all’urbanistica Roberto Biagini

Via San Salvatore, alla prima periferia di Rimini, è teatro di una guerra tra vicini In alto l’assessore all’urbanistica Roberto Biagini

Rimini, 26 luglio 2015 - Via San Salvatore, la strada degli abusi edilizi. Rischia di passare alla storia con questa poco edificante (è il caso di dire) definizione la strada rurale alla prima periferia di Rimini. Non tanto perché detenga il record - perlomeno accertato - di violazioni urbanistiche, ma per la serie infinita di reciproche denunce tra vicini di casa che al momento attesta a quota sei i procedimenti tuttora aperti dal Comune per abusi, con relative segnalazioni alla Procura della Repubblica. Non è affatto isolato il caso segnalato di recente del cosiddetto ‘abuso benefico’ di via Carletta. Detto così perché le autorità hanno messo i sigilli a una villetta, una piscina e una stradina tutte abusive, e il proprietario si è giustificato spiegando che la villetta - sorta al posto di un vecchio capanno - l’ha tirata su per aiutare un senzatetto.

In via San Salvatore, quella che ospita il canile, la ‘guerra’ tra vicini a colpi di soffiate e spiate, è scoppiata dopo che la municipale ha messo sotto sequestro una villetta abusiva, sorta al posto di un deposito (un po’ come la favola del brutto anatroccolo che diventa uno splendido cigno, ma senza lieto fine). Il proprietario, convinto che i ‘mandanti’ fossero quei dannati invidiosi dei suoi vicini, ha ‘cantato’. Fornendo nomi, indirizzi con numeri civici e relativi abusi di una serie di abitazioni della stessa strada. «Spesso gli esposti – spiega Biagini – ci arrivano da coloro che, avendo in atto procedimenti repressivi, denunciano i colleghi: ‘siete venuti da me, perché non andate anche lui adesso?’». Tra i ‘classici’, gli evergreen dell’abuso, «l’aia dei polli allargata dal condono che diventa una villetta bifamiliare – spiegano dagli uffici tecnici – un capanno trasformato in una casa per il figlio, di fianco a quella (autorizzata) dei genitori».

Che così tengono il pargolo 40enne sott’occhio. Tra le diverse soluzioni «fantasiose, depositi di attrezzi agricoli che vengono allargati e ripartiti in vani, camere da letto, soggiorno, cucina, bagni, spesso pure il soppalco». «La scusa che ci sentiamo raccontare è sempre la stessa – racconta l’assessore all’Urbanistica Roberto Biagini –: ‘ma qui fanno tutti così’. Come se fosse una legittimazione tacita per ulteriori abusi». «Convinti che in zona rurale nessuno noti nulla – prosegue – realizzano costruzione completamente abusive. O con cambio di destinazione in atto e accertati. Ma anche situazioni potenzialmente abusive: case a tutti gli effetti, mancanti slo di soppalchi, perché momentaneamente usate come depositi agricoli ma pronte per la residenza appena ci distraiamo un attimo». Altri tipi di abuso, sempre in zona rurale (in città se ne fanno molti ma in genere più ‘contenuti’) depositi di materiali e realizzazioni di accessori connesse ad attività produttive o commerciali. Poi c’è anche il diverso utilizzo di manufatti, per lo più legittimati con condoni edilizi, che però vengono trasformati illecitamente da depositi a civili abitazioni.