Giovedì 18 Aprile 2024

Frane ‘gonfiate’, scandalo sul fiume Po

Appalti truccati: sette indagati per lavori inutili. Tra questi alcuni funzionari dell’Aipo

Il Po visto dall’alto

Il Po visto dall’alto

Rovigo, 15 dicembre 2014 - Sette persone, 4 funzionari dell’agenzia Aipo e tre imprenditori veneti, sono indagati dalla Procura di Rovigo per l’ipotesi di corruzione, truffa ai danni dello Stato e falsità per una serie di lavori di arginatura subacquea sul Po, ad Occhiobello. I lavori venivano fatti figurare come ‘urgenti’ ma tali in realtà non erano proprio. L’importo degli appalti ricostruito nell’indagine, che è stata condotta dal Corpo Forestale di Padova, si aggirerebbe sul mezzo milione di euro. I fatti risalgono al luglio del 2008 quando alcuni dei funzionari dell’agenzia per il Po (Aipo) avrebbero redatto un verbale che sosteneva la massima urgenza dei lavori in questione, con presupposti di emergenza idraulica, presupposti ritenuti invece dalla Procura inesistenti.

L’intervento al centro dell’inchiesta riguarda il ripristino degli argini del Po a Cà Zuliani, una frazione di Porto Tolle. Agli atti dell’inchiesta anche la deposizione di uno degli imprenditori, che forniva il pietrame, il quale avrebbe svelato ai magistrati quale era il meccanismo di frode stabilito in accordo tra i funzionari Aipo infedeli e le aziende interessate ai lavori. Il giro di denaro si attesa intorno a mezzo milione di euro. Per l’Aipo di Rovigo sono coinvolti Luciano Moretti, 73 anni, ex progettista; Sandro Bortolotto, responsabile dei procedimenti, 59 anni, di Rovigo. Poi ci sono due tecnici che si sono occupati dei progetti e sono Matteo Occhiolini, 46 anni, di Occhiobello, e Daniele Picardi, 51 anni, di Adria. I tre imprenditori che hanno ricevuto un avviso di fine indagine sono Francesco Barbetta, 68 anni; Otello Orlandini, 67 anni, di Porto Viro, e Umberto Zanellato, 64 anni, di Porto Tolle. In pratica, questa la ricostruzione degli investigatori, gli indagati si sarebbero accordati con una ditta per effettuare lavori di consolidamento degli argini lungo le rive del Po chiedendo la procedura d’urgenza. In questo modo gli interventi venivano assegnati direttamente. L’indagine è partita nel 2008 da un appalto che aveva riguardato un tratto dell’argine del Po di Venezia, a Porto Tolle.

Con la motivazione di dover arginare in fretta una frana, era stato richiesto un intervento d’urgenza. Per rinsaldare il terreno vennero utilizzati blocchi di pietra e ghiaia per ricostituire la tenuta degli argini. Allora gli investigatori del Corpo Forestale avevano messo l’area sotto sequestro, per verificare lo stato dell’argine, l’effettiva necessità dei lavori e la quantità di materiali impiegati. Per ricostruire i passaggi burocratici dell’affidamento dei lavori erano anche stati sequestrati alcuni computer nella sede Aipo di Rovigo.