Nido, iscrizioni in picchiata. Sempre meno bimbi all’asilo

Calano le nascite, ma le rette sono un salasso. Con le nuove strutture ‘comunitarie’ chi non può pagare aiuta in aula o in cucina

Un asilo noto, foto repertorio (Germogli)

Un asilo noto, foto repertorio (Germogli)

Rovigo, 31 maggio 2016 - Vertiginoso calo delle iscrizioni al nido, in due anni un centinaio di richieste in meno per le strutture gestite dal Comune. I dati parlano chiaro: la lista d’attesa per aggiudicarsi un posto in uno dei tre nidi pubblici della città, per l’anno 2016-2017, vede 100 richieste in stand by contro le 200 domande del 2014. A settembre, 52 bambini in lista di attesa subentreranno ad altrettanti piccoli ‘promossi’ alla scuola dell’infanzia. Per un’altra decina probabilmente le porte dei nidi Buonarotti, Bramante, Sant’Antonio e del neo nido integrato di Buso, si apriranno durante il corso dell’anno, per coprire eventuali rinunce o ritiri. Queste sono le cifre che riguardano i nidi integrati comunali che attualmente accolgono, in tutto, circa 130 bambini.

 Il maggiore numero di piccoli ospiti lo vanta il Buonarotti, con 66 posti all’attivo, seguito dai 43 del Bramante. Il calo di domande che, con trend diverso, si registra anche nelle strutture private. In Polesine, come in tutto il centro-nord , da circa due anni, si assiste alla ‘grande fuga’ dagli asili nido che appaiono in crisi con un -6% di iscrizioni. Uno dei motivi del calo di domande, la perdita di lavoro dei genitori con un conseguente minore capacità di copertura delle spese d’iscrizione, che arriva, in certi casi, al ritiro del bambino dal servizio. Alla base della decisione di non mandare il bimbo al nido, il salasso della retta, il cui ammontare, per un bimbo iscritto all’asilo nido comunale, è in media di 311 euro.

Un costo che incide del 12% sulla spesa sostenuta ogni mese da una famiglia media e che varia, anche in modo consistente, a livello provinciale. Per quanto riguarda i nidi comunali , si va da un minimo di 82 euro (per famiglie con Isee inferiore a 4 mila euro) ad un massimo di 306 euro per i nuclei con l’indicatore di reddito intorno ai 28mila euro. Sono sbarcati in Veneto, da quest’anno, i ‘nidi comunitari’ , dove chi può paga e chi è povero, invece, offre il suo contributo in modo diverso. In pratica se la mamma non riesce ad affrontare la retta dà il suo apporto in un altro modo: aiuta le maestre o cucina.