Badia Polesine (Rovigo), 27 gennaio 2015 - Cinque mesi, tre ospedali e sette operazioni al cervello. Tutta colpa di un maledetto batterio che lo stava uccidendo. Ma adesso Luciano Andreasi, 45 anni, può gridare al miracolo: «E’ finito un incubo, sono tornato finalmente a vivere». La storia di quest’operaio gruista che abita a Masi nel padovano e lavora per una ditta di Badia Polesine ha dell’incredibile.
Il suo calvario inizia il 24 agosto quando partecipa ad una gara ciclistica amatoriale a Bagnoli di Cadoneghe (Padova). In volata con altri quattro, all’ultima curva, quello che stava davanti a lui rompe il tubolare e così Luciano resta coinvolto in una caduta finendo nel canale che costeggia la strada e bevendo quell’acqua torbida. Torna a casa ma la sera viene ricoverato all’ospedale di Rovigo per colpa di una febbre altissima. Nel reparto di malattie infettive ci resta un mese ma i medici faticano a capire quale sia il problema. Trasportato a Padova, riescono a comprendere cosa stava minando la salute di quell’uomo. Il batterio ‘pseudomonas’ si era depositato nei polmoni per colpa di quella sporca acqua del canale, poi è arrivato fino al cervello e a quel punto (a fine ottobre), Luciano viene trasferito d’urgenza in neurochirurgia all’ospedale Borgo Trento di Verona, dove nel corso di tre mesi viene operato sette volte alla testa e finisce in coma in un paio di occasioni. Gli occhi di Luciano sono spesso chiusi ma il suo cuore rimane aperto alla vita alla quale si aggrappa sempre. A volte i miracoli accadono e così il 24 gennaio, a cinque mesi esatti dall’incidente, il ritorno a casa: guarito.
Carlo Cavriani