Slow è bello ma che noia

Rovigo, 20 luglio 2014 - Sì daccordo, ci sono i canneti e quei trecento uccelli — tante sono le specie di volatili che popolano il Delta del Po — che svolazzano e si posano sulla riva del mare starnazzando.

E c’è pure il silenzio sulle acque del grande fiume che scorre sempre uguale, nei secoli fedeli a quelle rive. Proprio un paradiso, lontano anni luce dalle grandi città con la vampata di calore che si alza tremolante da strade di cemento. Lontano dallo stridere dei freni surriscaldati degli autobus e dalle bestemmie a denti stretti dei conducenti, bagnati di sudore e rabbia.

Certo, tutto bello. Ma alla fine che noia. Il primo giorno in bicicletta lungo in sentieri di campagna magari te la passi anche bene. Il verde della lattuga, la pace dei campi. Il secondo ancora sopravvivi con gli occhi appena un po’ allucinati dal riverbero dell’acqua della laguna di Scardovari che sembra piatta come una crosta di luna.

Il terzo, nella quiete della notte che si stende davanti all’agriturismo che ricorda un po’ un deserto, inizi a dare un un filo di matto e cancelli nel fondo di una Peroni l’ansia di quella immensità di ombre e fruscii. Il quarto giorno? Il quarto giorno butti in un fosso l’ultimo guscio di cozze e la bici presa a nolo in un fosso, vai a piedi nella stazione più vicina e te ne torni a casa. Nel familiare caos della città. Dove anche le zanzare sono più urbane.