La cannabis in farmacia

Grazie al centro di ricerca rodigino presto sugli scaffali la droga per uso terapeutico

Gianpaolo Grassi, primo ricercatore del Crea-Cin di Rovigo (foto Donzelli)

Gianpaolo Grassi, primo ricercatore del Crea-Cin di Rovigo (foto Donzelli)

Rovigo, 25 maggio 2016 - Arriva in farmacia la cannabis ‘made in Italy’. Grazie al lavoro di ricerca al Crea di Rovigo. Infatti, finita la fase sperimentale, entro fine agosto arriveranno sugli scaffali i primi 2.400 barattoli di farmaci prodotti dall’istituto chimico farmaceutico di Firenze da usare a scopo terapeutico. E se finora la cannabis terapeutica veniva importata in quantità necessarie dall’Olanda e qualsiasi medico poteva prescriverla per le cure antidolore, questa prima tranche è tutta italiana essendo stata coltivata da 120 talee arrivate appunto dal centro di ricerca Crea di Rovigo.

Tra pochi mesi quindi tutte le farmacie potranno richiedere la cannabis a uso terapeutico da distribuire ai pazienti muniti della ricetta medica. La normativa varia da regione a regione e dove non è previsto il rimborso da parte del servizio sanitario il costo, circa 22 euro al grammo, sarà a carico del paziente. Farmacisti e medici rodigini sembrerebbero pronti a ‘maneggiare’ con cura la novità terapeutica, anche perché servono dei requisiti per poterla commerciale. 

«Noi ci stiano attrezzando per prepararla –afferma Roberta Pitteo della farmacia di San Bortolo a Rovigo – credo che posse avere aspetti curativi, ho già visto persone che assumendola ne hanno tratto beneficio, anche se in questo caso tutto è soggettivo». La cannabis per uso terapeutico è legale in Italia dal 2013 ed esistono farmacie che allestiscono le preparazioni, adesso la novità conseguente alla fine della fase sperimentale è che per venderla in farmacia occorrono dei requisiti fondamentali.

Quali? «Bisogna – puntualizza Pitteo – avere un laboratorio con attrezzature a norma e chi la prepara deve avere seguito un corso sulla cannabis sia dal punto di vista legale che del procedimento per l’allestimento del tipo di formulazione richiesto. Infatti c’è un tipo di estrazione particolare della cannabis e ci sono dei tempi». Di mezzo c’è anche un protocollo uscito del dicembre del 2015 con la disposizione per cui tutta la cannabis estratta sotto forma di olio deve essere analizzata in un laboratorio esterno che possa dare validità alla procedura.

Insomma lo ‘sbarco’ della cannabis in farmacia non è così semplice come sembrerebbe, ma comporta modalità operative delicate, a parte l’approccio culturale tra favorevoli e contrari. Guido Bonetto, farmacista di Badia Polesine, ex presidente dei titolari di farmacie, si dice favorevole alla novità osservandola soprattutto dal punto di vista della legalità.

«Piuttosto che ci sia un commercio clandestino – afferma – meglio la regolamentazione. Chi ne ha bisogno ed è munito di ricetta medica è bene che la trovi in farmacia. Oggi quello che si trova in giro è tutta roba in nero. Da me finora nessuno l’ha chiesta anche se poteva farlo a scopo terapeutico, per sfuggire ai ricatti di chi la commercia illegalmente, metterla in farmacia è la soluzione più lineare». La cannabis ‘made in Italy’ in distribuzione da agosto potrà agire contro l’ansia, l’insonnia, gli effetti collaterali della chemio e alcune malattie come la Sla.

E per renderla efficace servirà una collaborazione a orologeria tra medici e farmacisti, soprattutto rispettando le regole. «Come tutte le sostanze che per la prima volta vengono immesse sul mercato – dice Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei medici di Rovigo – anche la cannabis sarà al centro di molta attenzione, anche per evitare che ci siano degli usi impropri. Se entrerà come sostanza terapeutica e mantiene le promesse come nella sperimentazione con l’effeto di creare sollievo in certe patologie, per i medici non ci saranno problemi. Per quanto riguarda il rapporto coi farmacisti ci saranno date delle indicazioni sia per la preparazione che per l’utilizzo».