"Nessuno paga più le bollette". Conservatorio a rischio chiusura

Cortocircuito burocratico, Provincia e Comune non hanno soldi per mantenere l’istituto. Musicisti in allarme

Il Conservatorio ‘Francesco Venezze’ di Rovigo (foto Donzelli)

Il Conservatorio ‘Francesco Venezze’ di Rovigo (foto Donzelli)

Rovigo, 7 ottobre 2015 - Il Conservatorio ‘Francesco Venezze’ non riesce più a pagare le bollette e rischia di chiudere i battenti. Una situazione drammatica per il bilancio della scuola, causata da una normativa che, in un primo momento sembrava premiare gli istituti musicali. La legge di Stabilità del 2013 ha infatti equiparato i Conservatori alle Università, premiando chi decideva di intraprendere , con non poca fatica, tale percorso formativo. Un passo in avanti rispetto all’istruzione secondaria che è, però, per legge, ancora per buona parte di competenza della Provincia. Quest’ultima, infatti, per anni ha pagato tutte le utenze di palazzo Venezze essendo, i Conservatori scuole superiori a tutti gli effetti.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione sconvolge questo equilibrio rischiando di mandare sul lastrico tutti gli istituti musicali nazionali. Secondo quest’ultima, infatti, i Conservatori, non solo ora dovrebbero pensare di pagarsi tutte le utenze ma addirittura dovrebbero restituire alla Provincia le bollette di luce, acqua, gas e telefono pagate dal 2004. Per il Conservatorio di Rovigo questo si traduce in quasi 400mila euro di debito nei confronti della Provincia. «E’ impensabile una cosa del genere – tuona l’assessore alla Cultura Andrea Donzelli –, questa normativa rappresenta un dramma per la cultura musicale nazionale e segna la chiusura della storica scuola di Rovigo, se lo Stato non interviene per aiutare i Conservatori colpiti da questo enorme salasso».

Cosa, invece, che riuscirà a fare Il Conservatorio di Adria, grazie all’intervento di una Fondazione». E fa sapere : «Il Comune ha la proprietà dell’immobile ma non è nelle condizioni economiche di poter coprire i pagamenti delle bollette dell’istituto». La speranza è che il grido della musica polesana arrivi fino a Roma, prima che il buio cali sulla storia e cultura che caratterizza da secoli, la nostra città.