La crisi a tavolino

Carlo Cavriani

Carlo Cavriani

La crisi Rovigo, 19 ottobre 2014 - «È ina rrivo il sì della soprintendenza alla norma per i plateatici del centro storico rodigino». Attenzione però, gestori di bar e locali non possono tirare un sospiro di sollievo. Si tratta infatti di un titolo del Carlino datato 27 aprile 2010. Sono passati quattro anni e quel “sì “è rimasto nel cassetto, perduto fra colpevoli dimenticanze e labirinti burocratici. Così è arrivato il “no” del commissario prefettizio, proprio a ridosso della fiera d’ottobre. Niente più deroghe, via i tavolini e i bar dalle strade e dalle piazze del centro. E’ scoppiata la rivolta da parte dei gestori dei locali, già vessati da pesanti tasse ed ora da un regolamento che li penalizza in un momento di crisi generale.

Le proteste hanno colpito chiunque, in particolare il commissario e le precedenti amministrazioni. Così come le stesse associazioni di categoria, non a caso. Infatti, sempre nel 2010 scrivevamo che Confesercenti e Ascom dovevano gestire 163 mila euro di denaro pubblico per il ‘Programma integrato Rovigo centro’. Lo scopo era finanziare il programma di riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico. Di quei 163 mila euro, 54 mila dovevano servire per la progettazione, 108 mila per il funzionamento. Per la progettazione, i professionisti individuati dalle associazioni di categoria furono Antonio Casella e Marco Bressanin. Quest’ultimo figlio di Primo Vitaliano Bressanin, il presidente di Confesercenti Rovigo. 

Marco Bressanin, aveva curato proprio la relazione del progetto per i plateatici che, dopo quattro anni, deve ancora avere il sì della Soprintendenza.  Il tempo è passato e l’unica cosa certa sono i soldi incassati dalle associazioni di categoria per la riqualificazione del centro. Per il resto niente. Il centro annaspa, baristi e titolari dei locali cercano di tenerlo in vita con tavolini e sedie e per tutta risposta... vengono tolti i plateatici. Un provvedimento ammazza-commercio che mette in ginocchio una categoria già duramente provata. 

Cancellare sedie e tavolini significa provocare licenziamenti e probabilmente anche la chiusura di alcune attività. Senza pensare all’indotto, che subirebbe un colpo mortale con conseguenze disastrose in un momento particolare di crisi economica e occupazionale. L’unica speranza è che il commissario Claudio Ventrice, possa fare un passo indietro a tal proposito, anche per il decoro del centro storico.  Altrimenti non resta che spendere il nostro tempo (e il denaro, chi ce l’ha) camminando tra palme di plastica, zampilli d’acqua sincronizzati, luci e clima costanti, facendo insomma una passeggiata al centro... commerciale.