Rovigo, 1 febbraio 2010 - C’era una volta una bella pensione per cani e gatti, che si chiamava Bau Bau Micio Micio, un vero albergo a cinque stelle per gli amici a quattro zampe dell’uomo; ed ora invece al suo posto c’è una baraccopoli, con un terreno fangoso, senza erba, dove sono tenuti circa 200 pointer.


I cani sono arrivati ad Occhiobello nel dicembre del 2008, dopo un sequestro giudiziario operato in un allevamento della Provincia di Ravenna; a provocare l’intervento della magistratura era stata la denuncia di maltrattamenti, a cui sarebbero stati sottoposti i cani presso le strutture di proprietà del veterinario in pensione Giorgio Guberti. Sembrava il lieto fine di una brutta storia ed invece si è trasformata in una telenovela, lunga e con risvolto tutt’altro che felice.


Per Carlotta Pegoraro, proprietaria della pensione, e la sua famiglia è iniziata una vera odissea, che li ha condotti fino alle porte del tribunale. L’amore per i cani e la possibilità di un guadagno migliore hanno aperto la porta ai pointer, porta però che si è poi chiusa rendendo prigioniera anche la Pegoraro stessa.


La struttura è stata costruita per ospitare fino a 50 animali, ma quelli presenti attualmente sono quasi 4 volte tanto. I compensi pattuiti per ogni cane ( 3,50 euro al giorno) praticamente non sono stati liquidati, se non in minima parte: su 120mila euro concordati ne sono stati liquidati solo 32mila, con la struttura che è ora in uno stato pietoso, con spese di riscaldamento, acqua e luce dell’appartamento occupato da coloro che accudiscono le bestiole e senza nessuna prospettiva di rapida risoluzione del caso.


Un romanzo dalle tinte fosche, con molti attori, tutti che scaricano la responsabilità sugli altri e l’unica incolpevole, la Pegoraro, che non può più disporre dei propri spazi, privata anche della sua fonte di guadagno.
Gli attori del romanzo sono, secondo gli atti forniti dall’avvocato Simone Sgarzi difensore della Pegoraro, la Guardia Forestale dello Stato esecutrice del sequestro, l’Anta Onlus prima custode giudiziaria degli animali, l’associazione Animal Liberation, con la sua presidente Lilia Casali, seconda custode giudiziaria, l’Azienda Usl 18 di Rovigo che dopo opportuna indagine, chiedeva al sindaco di Occhiobello il ripristino delle condizioni entro 15 giorni dal 2 febbraio 2009, ed il trasferimento dei pointer, eccedenti le 50 unità.


Purtroppo
anche il successivo intervento del Pm e del Gip del Tribunale di Ravenna non portava a nulla.
Ma la lista degli attori non si esaurisce con questi nomi; entrano in ballo il Comune di Ravenna, dichiarato responsabile economico dalla Guardia Forestale, ma riconosciuto estraneo alla vicenda dai sopracitati Pm e Gip. Spunta anche il nome di un’altra signora, che risulta tra i primi custodi giudiziari, ma che dichiara di non saperne nulla e di essersi prestata solo per fare un favore a Bruno Mei Tommasi, presidente dell’Anta Onlus.


E poi a turno ricompaiono sulla scena un po’ tutti, con la povera Pegaro che, nonostante le istanze e le delibere, si trova prigioniera in casa sua, con la bella struttura ridotta veramente male ed il suo lavoro andato alle ortiche. E nel frattempo gli incolpevoli animali sono costretti a vivere nel fango, in un ambiente poco pulito, alla faccia delle associazioni che si sono mosse per il ‘loro bene’.
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