Ascoli Piceno, 16 marzo 2011 – ROSSELLA Goffo è stata strangolata, l’assassino l’ha uccisa poco lontano da Bosco dell’Impero e poi trasportata in auto sul luogo del delitto. Le Procure hanno pochi dubbi sul delitto della funzionaria della Prefettura di Ancona scomparsa lo scorso 4 maggio e che con ogni probabilità (solo tra una decina di giorni i medici legali consegneranno i risultati degli esami autoptico, tossicologico e del Dna) è stata trovata morta lo scorso 5 gennaio a San Marco.

Le indagini guidate dal pm Carmine Pirozzoli e dalla pm di Ancona Irene Bilotta si muovono su binari molto saldi. In primo luogo il modo in cui la Goffo ha incontrato la morte: la donna è stata strangolata, come dimostra l’assenza di tracce ematiche sul corpo e intorno alla scena del delitto. Inoltre, nonostante il cadavere sia parzialmente scarnificato e in avanzato stato di decomposizione, sono visibili estese lesioni alla base del collo e vicino alla giugulare, che confermerebbero appunto la morte da soffocamento.

Poi il luogo del delitto. Secondo le indiscrezioni trapelate dalle indagini l’assassino ha ucciso la Goffo a San Marco, poco distante da Bosco dell’Impero. Quindi ha caricato il corpo in macchina e l’ha seppellito sotto il fazzoletto di alberi dove è stato rinvenuto a gennaio, come dimostrano le impronte lasciate da un’auto sulla terra.
Per quanto riguarda il volto dell’assassino poi, per gli inquirenti non può che essere A. B. Sospettato dall’inizio, secondo la pubblica accusa ha ucciso la donna premeditando il delitto.

Il tecnico della Questura ascolana, 43 anni e quattro figli, che con la donna avrebbe avuto una relazione che lui ha sempre negato, è stato indagato da subito, da quando ancora non era stato rinvenuto nessun cadavere.
L’uomo si è sempre professato innocente. E la strategia difensiva, affidata all’avvocato Nazario Agostini, si basa sugli stessi cardini sui quali si muove l’accusa. Se per gli inquirenti A. B. avrebbe avuto tutti i motivi per uccidere la Goffo, diventata presenza ingombrante e minacciosa per il suo matrimonio, per la difesa l’ossessione della donna per il tecnico non era affatto segreta, e dunque l’uomo non avrebbe avuto motivo di mettere a tacere la funzionaria.

Inoltre per l’accusa il luogo del delitto dimostra che a uccidere la Goffo non può che essere stato un ascolano, abituato da sempre a frequentare quei luoghi. Inoltre la particolare posizione del Bosco dell’Impero, vicino alla strada ma leggermente in discesa rispetto all’asfalto, avrebbe permesso all’assassino di agire indisturbato e seppellire il corpo nella buca in cui poi è stato trovato.

Per la difesa, al contrario, un ascolano non avrebbe mai e poi mai nascosto un cadavere in un luogo così frequentato. A meno che non volesse che quel corpo venisse trovato.