Rovigo, 21 luglio 2011 - Ancora non è arrivato il via libera definitivo per la modifica dell'articolo 30  del regolamento del Parco Delta del Po, che sancirebbe l'inserimento del carbone tra i combustibili utilizzabili nelle centrali dell'area. Una modifica che aprirebbe le porte alla riconversione della Centrale Enel di Porto Tolle, auspicata dall'azienda, dai sindacati e dai lavoratori. La seduta si riaggiornerà martedì 26 luglio.

I lavoratori hanno già fatto sapere che presidieranno il consiglio a palazzo Ferro- Fini di Venezia per far valere le loro ragioni: “E’ ora di decidere: oggi e’ entrata in gioco l’ideologia politica su una questione che chiede solo parole concrete. Quelle che sono mancate ad alcuni capigruppo che ieri, nel confronto con la delegazione di lavoratori accolta a Palazzo Ferro Fini, hanno preferito restare in silenzio e presentare, oggi, una sequela di emendamenti".

"Basta temporeggiare – conclude il portavoce del Comitato Lavoratori, Maurizio Ferro –. Martedi’ inizieremo un presidio a oltranza e saremo molti di piu’. Il lavoro a Porto Tolle e in provincia di Rovigo è finito, come la nostra pazienza. Lanciamo un appello a partecipare al presidio anche ai colleghi delle centrali Enel in Italia”.

"Noi ci stiamo battendo - dice Pietrangelo Pettenò della Federazione della sinistra Veneta _ affinché non si debba cedere al ricatto che l’Enel vuole imporre, contrapponendo il diritto al lavoro alla salute pubblica di migliaia di cittadini lavoratori. La Centrale di Porto Tolle può funzionare a metano, solo la sete speculativa e i torbidi affari che attorno al carbone si celano, impediscono ai lavoratori di essere occupati in una produzione che non determina morte invece che benessere. Una ipotesi sciagurata che per una lobbie economica, rischia di avere gravi conseguenze per l’economia dell’intera area fondata sulla pesca, il turismo, l’agricoltura e che occupa decine di migliaia di lavoratori Se si vorranno far prevalere questi interessi speculativi, consulteremo le popolazioni del Delta del Po, la popolazione del Veneto, le associazioni, le organizzazioni dei lavoratori e verificheremo l’esistenza delle condizioni per un Referendum abrogativo della legge istitutiva che permette questo scempio".
 

Non si fa attendere la risposta di lavoratori e sindacati: "C'erano una volta i comunisti che difendevano i lavoratori. Ci sono oggi i comunisti che aiutano i lavoratori a non lavorare, e pensano solo ai referendum. Forse non sanno piu’ dove prendere voti. Forse sono in crisi di identita’. Non si devono stupire, se i lavoratori non li votano piu’. In 10 anni di manifestazioni per la riconversione della centrale Enel, non abbiamo mai avuto al nostro fianco questa parte politica, che oggi in consiglio regionale dimentica la crisi e agita la bandiera del referendum abrogativo. Per questo in provincia di Rovigo, dove la riconversione è voluta da cittadini e amministratori locali, i partiti che si sono riuniti nella Federazione della Sinistra sono scesi da quasi il 10% nel 2004 a neanche il 5% alle Provinciali 2009. Se il consigliere regionale Pietrangelo Petteno’ usasse il linguaggio delle persone che danno una stretta di mano, invece di chiudersi nel palazzo e mandare comunicati stampa, non dovrebbe chiedere - se pensa davvero a un referendum - "Volete il carbone o il metano?", ma dovrebbe chiedere: "Volete una centrale che dà lavoro a 1.000 persone e fa ridurre le bollette elettriche (con la riconversione a carbone), o volete una centrale che da’ lavoro a 30 dipendenti e fa alzare il prezzo delle bollette? Siamo delusi che il consigliere Petteno’,
durante l'incontro che ieri ha coinvolto i lavoratori e i capigruppo consiliari, non abbia trovato le parole per i lavoratori: e' rimasto in silenzio e al confronto con la delegazione ha preferito presentare
oggi una serie di emendamenti. La legge del Parco non e’ stata fatta per tutelare la salute e l'ambiente, ma per preferire un combustibile (il metano). Caro consigliere Petteno’, lei con il suo referendum
vuole solo il metano".

 Aggiunge Dalmazio Passarella, componente del direttivo regionale della Filctem-Cgil e delle Rsu della centrale di Porto Tolle “Resto perplesso e deluso davanti alla possibilita’ di un referendum abrogativo. Il referendum sarebbe una sconfitta della politica, perche’ il luogo deputato a fare o modificare le leggi del Veneto e’
il consiglio regionale. E poi – continua Passarella – quanto dovrebbero pagare i cittadini un nuovo referendum? I consiglieri regionali sono gia’ pagati per fare il loro lavoro, e questo dovrebbero fare in Consiglio”. “In provincia di Rovigo c’e’ gia’ stato un forte segnale sulla volonta’ del territorio con le 11.000 firme per il lavoro e la riconversione, raccolte in meno di un mese”.