Rovigo, 7 settembre 2011 - L’UNICO MODO per salvare l’Ulss 18 è riconoscere le peculiarità del nostro territorio nero su bianco e l’unica che lo può fare è la politica. Torna sulla questione sanitaria Davide Benazzo, segretario della Cgil funzione pubblica, dopo la drastica riduzione del costo per il personale previsto dalla Regione Veneto per l’ospedale di Rovigo. «Partendo dal presupposto che l’Ulss 18 è costantemente sottofinanziato per 45 milioni di euro l’anno e nel 2010 il bilancio è stato chiuso a meno 35 milioni, dopo aver risparmiato 8 milioni di euro come richiesto dalla Regione stessa — premette in sindacalista — la delibera regionale di riparto 2011 che ad agosto ha assegnato i finanziamenti alle aziende sanitarie, prevede un taglio del costo per il personale di 850mila euro, poco meno del turn over di un anno per noi. In altre parole — precisa Benazzo — significa blocco delle assunzioni e, tanto per fare un esempio, non arriveranno i due tecnici di radiologia che mancano a Trecenta, il cui vuoto ora è riempito da personale di Rovigo». Senza contare che, a fronte di un finanziamento di circa 406 milioni di euro, pare sia già stato informalmente chiesto al direttore generale, Adriano Marcolongo, un risparmio di altri 10milioni di euro. «Impossibile da ottenere senza un taglio dei servizi — soiega Benazzo — allora, serve un atto politico: a che serve sbandierare 13 assunzioni se dopo tre mesi i fondi per il personale vengono tagliati? Per garantire i servizi serve personale, le due cose vanno di pari passo e, aldi là delle butade, la politica deve chiarire che strada intende percorrere».

STESSO DISCORSO, secondo Benazzo, vale per le previsioni del nuovo piano sociosanitario regionale. «Il futuro ridimensionamento dell’ospedale di Rovigo è già scritto — precisa — e avrà ricadute sulle specialità, gli specialisti e il San Luca di Trecenta». In pratica, la razionalizzazione ospedaliera prevede solo cinque ospedali principali (hub), il cui bacino d’utenza arriva al milione di persone - in pratica, Padova, verona, Venezia, Treviso e Vicenza - e una rete di aziende sanitarie di secondo livello (spoke) collegate ai primi e con molte meno specializzazioni. Il rischio di perdere specialità nelle quali sono state investite risorse consistenti negli ultimi anni, come neurochirurgia, otorinolaringoiatria, medicina nucleare, malattie infettive e nefrologia, sarebbe quindi più di una possibilità per il polesine. «Se la politica non riesce più a finanziare la sanità polesana, lo deve dire e noi saremo pronti a partecipare a qualsiasi tavolo per la riorganizzazione sanitaria — conclude Benazzo — ma per mantenere i servizi e le specialità che abbiamo sul territorio, c’è bisogno di un atto politico forte, deve essere messo nero su bianco che l’ospedale di Rovigo ha bisogno di garantire alcune specialità perchè copre un certo tipo di territorio. L’eventuale accorpamento con l’Ulss 19 di Adria — sottolinea il sindacalista, d’accordo con Marcolongo — non è la panacea, anzi, mantenendo Adria, se non altro, si garantisce la sopravvivenza all’ospedale che, altrimenti, potrebbe fare la fine di Trecenta».