Rovigo, 21 gennaio 2011 - Shopping libero. Non è uno slogan del 68, ma l’effetto della clamorosa sentenza del Tar, Tribunale amministrativo regionale, che liberalizza le aperture domenicali in alcuni grandi centri commerciali accogliendo il ricorso presentato contro il Comune veronese di Isola Rizza e soprattutto contro la Regione Veneto. Così dopo il sì alla Bennet, hanno cantato vittoria i Pam di Padova, Vicenza, Venezia, Treviso e Vicenza e sulla loro scia, forti del grimaldello del decreto Monti ‘Salva Italia’, ora hanno presentato istanza anche i gruppi Auchan, Coin, Oviesse, Gallerie Commerciali spa e Upim. Una ‘bomba’ quella del Tar fatta esplodere proprio nel giorno in cui l’assessore regionale al commercio, Isi Coppola, aveva incontrato la Federdistribuzione in un vertice molto atteso. L’atto giudiziaro sicuramente complica il lavoro di mediazione della Coppola, che è delusa, ma battagliera.

IL TAR, in pratica, ha vanificato la sua circolare inviata il 18 gennaio scorso a tutti i Comuni per invitarli a rispettare la norma regionale. Cioè quella delle 16 domeniche di apertura, più le 4 di dicembre, norma prevista dall’accordo sottoscritto anche dalla grande distribuzione prima del decreto Monti. Ma l’assessore, contraria alle aperture selvagge, ribadisce che sulla questione prima del governo viene la Regione. «Una cosa deve essere chiara a tutti — afferma Isi Coppola —. In materia di aperture domenicali, nel Veneto vale la legge regionale fino a prova contraria. Siamo tenuti tuttavia a prendere atto delle ordinanze adottate in questi giorni dal Tar con l’iter di ‘inaudita altera parte’ che ha la facoltà di non ascoltare la controparte, cioè la Regione. Anche se questo comporterà una situazione caotica fino al 22 febbraio, data in cui i ricorsi saranno discussi nel merito e in quella sede faremo presenti le nostre ragioni». L’assessore è convinta che Monti abbia invaso il campo regionale e per questo annuncia, in un comunicato diffuso ieri, che la Regione impugnerà la legge davanti alla Corte Costituzionale perché appunto «la competenza in materia di commercio è esclusiva e prioritaria delle Regioni».


L’ASSESSORE spiega poi l’importanza dell’incontro con Federdistribuzione, incontro che era già in agenda «proprio per condividere con tutti gli attori del settore la programmazione commerciale, anche e soprattutto alla luce della prossima normativa quadro regionale
. Ridurre — afferma la Coppola — il confronto su una materia così importante per la futura programmazione dello sviluppo della nostra regione, solo al mero numero delle apertura domenicali, vuol dire non aver compreso quali sono le vere sfide dei prossimi mesi». Federdistribuzione , per parte sua, sostiene di non essere in guerra con la Regione. Una posizione ribadita durante l’incontro con l’assessore che tiene a precisare come Federdistribuzione abbia un giudizio positivo rispetto a quanto la Regione ha previsto nella sua normativa sui turni di apertura infrasettimanali, provvedimento atteso da molto tempo.

 «Federdistribuzione — conclude la Coppola — sulle aperture domenicali, si trova a rappresentare esigenze diverse nei confronti delle attività commerciali, perché ci sono i grandi gruppi, anche e soprattutto non italiani, che possono comunque permettersi di tenere aperto, mentre altre realtà distributive importanti sul nostro territorio, non hanno nessuna intenzione di avvalersi delle aperture domenicali per tutto l’anno e rivendicano il valore anche sociale della legge regionale. La Regione è intenzionata a difendere in tutte le sedi giurisdizionali la propria legge, invitando i comuni a farla rispettare. La legge Monti è stata promulgata il 22 dicembre ed è entrata in vigore il 28 e quindi è senza dubbio anteriore a quella regionale promulgata il 27, entrata in vigore il 31 e quindi vale il principio per cui si applica la legge posteriore». Intanto però fino al 22 febbraio, data della camera di consiglio per la trattazione dell’incidente cautelare in cui Palazzo Balbi dirà la sua, praticamente in tutto il Veneto ogni domenica le porte saranno aperte. Come andrà a finire?