Rovigo, 28 gennaio 2012 - TUTTI contro Marcolongo, dalla Regione ai manifestanti. Appena arrivato di fronte alla prefettura, ieri pomeriggio, il direttore generale dell’Ulss 18 è stato accolto con una bordata di fischi dai circa 150 manifestanti, cittadini dell’Alto Polesine, attrezzati di striscioni, fischietti e cartelli coi nomi dei comuni, contro la chiusura o il ridimensionamento dell’ospedale San Luca di Trecenta.
Era atteso anche l’assessore regionale Luca Coletto, arrivato assieme al dirigente della sanità regionale Domenico Mantoan. Anche per l’assessore pioggia di fischi e imprecazioni. Contestato pesantemente dai manifestanti che si sono addirittura avvicinati minacciosi. Tre signore di una certa età, accaldatissime, lo hanno accerchiato con in mano un lenzuolo con su scritto: «Roma ladrona? E la Regione Veneto?».


POLEMIZZANDO sul fatto che Coletto è della Lega Nord. Ma se per Coletto la contestazione è finita all’ingresso della prefettura di Rovigo per Marcolongo è proprio durante la riunione, alla quale hanno partecipato anche sindaci e rappresentanti dei comuni altopolesani (tranne Castelnovo Bariano), che è venuto il peggio.
«Doti il San Luca di tutti i medici e di ciò che serve per far funzionare a regime la chirurgia, a pagare ci pensa la Regione» ha detto Mantoan dando un’autentica strigliata al dirigente dell’Ulss rodigina.


IN PRATICA la Regione ha commissariato l’Ulss 18 bocciando la politica portata avanti da Adriano Marcolongo, il quale però si è sempre difeso spiegando che i tagli sono obbligatori per contenere il debito.
Grande invece la soddisfazione del consigliere regionale della Lega Nord, Cristiano Corazzari, di Stienta: «Il messaggio è chiaro. Trecenta resta un ospedale anche per acuti. La chirurgia resta aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Mantoan ha imposto a Marcolongo di assumere i tre o quattro chirurghi che servono e tutto ciò che consegue. Ora la partita politica si gioca sul piano socio sanitario regionale».


E POI BACCHETTA anche lui Marcolongo: «È emerso in maniera palese come l’operato del direttore generale è sempre stato lontano dalle indicazioni politiche. Ora c’è un ordine chiaro della politica su come e cosa fare».


CHI NON È D’ACCORDO invece è il rodigino e consigliere regionale del Pd, Graziano Azzalin: «Al direttore generale prima dicono di rientrare dal deficit, e ora gli dicono ‘assumi che non c’è problema, a pagare ci pensa la politica’. Mi sembra un modo troppo semplicistico e poco credibile di affrontare i problemi». Azzalin non si fida: «Adesso dicono che non è cambiato nulla. Vedremo se ci saranno gli atti conseguenti. Rimane l’ambiguità con il piano socio sanitario presentato che fissa parametri ma non dice nulla sulla destinazione degli ospedali. Ci vuole un credibile piano di rilancio per Trecenta inserito nella programmazione regionale complessiva».


CORAZZARI INVECE è ottimista: «Perfino il prefetto ha preso l’impegno di farsi garante degli accordi presi oggi. Tra un mese convocherà il presidente della conferenza dei sindaci per riferire di come le cose procedano». Fuori intanto la gente continua a protestare. Carla, di Trecenta, una delle più calorose, dice: «Siamo cittadini, non dipendenti del San Luca, siamo qui a difendere il nostro ospedale». Carmen, con lei: «Tutti abbiamo bisogno, siamo tutti pazienti».


POCO PIÙ IN LÀ, Dario Viesentini del comitato Trecenta dice: «Non vogliamo che lo facciano morire, deve funzionare bene». Mentre Dialma, di Baruchella si preoccupa delle conseguenze di un’eventuale chiusura: «50 km fino all’ospedale più vicino per noi sarebbero troppi».