Rovigo, 30 aprile 2012 - FORSE i ragazzini di oggi non sanno neanche cosa sia, ma chi giovane lo è stato qualche anno fa probabilmente lì sopra ci avrà consumato dita e pomeriggi. Il flipper, un classico dei classici, è vivo e lotta insieme a noi. Praticamente sparito dalle sale giochi, sta conoscendo una seconda giovinezza grazie a un piccolo ma agguerritissimo gruppo di appassionati.

E proprio questo fine settimana il centro commerciale ‘Le torri’ è stato teatro del campionato italiano della disciplina, competizione che ha visto trionfare lo svizzero Michael Trepp (vedi intervista in basso). Come mai a Rovigo? Semplice: parte dello zoccolo duro dei ‘flipper-maniaci’ arriva proprio dal Veneto. Grazie al rodigino Marino Milan, Stefano Aldrighetti (Verona) e Matteo Pontarollo (Bassano) la competizione è arrivata fin qui. «Gli anni dell’università li ho passati davanti ai flipper. Li adoravo: non ricordo di aver fatto altro dal 1980 al 1983», racconta Aldrighetti. Impiegato per dovere e flipper-maniaco per passione, spiega il suo passatempo preferito con la gioia di un bambino. «A casa ne ho 17 e ne vorrei altri. Quando, per caso, ho trovato in vendita l’esemplare con cui avevo iniziato nel 1982 l’ho immediatamente acquistato». Qui non si scherza: da vero integralista si era segnato il numero di serie e, incredibile ma vero, vent’anni dopo è riuscito a recuperare il suo primo amore.

«ORMAI il mercato è invaso dal denaro, dalle slot machine in avanti. Il gioco ‘puro’ sembra non interessare più», spiega Alessio Crisantemi, direttore della rivista ‘Gioconews’ e soprattutto presidente italiano della International flipper pinball association. «Nel 2006 abbiamo creato il gruppo italiano e nel 2010 abbiamo partecipato al primo mondiale. Mica male per un’associazione al suo debutto no?». Un manipolo di romantici che prende la cosa decisamente sul serio. «Per noi questo è un momento importante: vogliamo davvero che questo gioco torni in auge — prosegue Crisantemi —. Permette di socializzare, non ti alieni come con videogiochi e affini. Insomma, è un divertimento pulito». E a guardare le facce di questi adulti alle prese con i loro coloratissimi totem è difficile dargli torto.
 

di Rita Sechi