Rovigo, 6 luglio 2013 - NON CREDONO che la quercia di San Basilio sia morta per cause naturali. E così hanno deciso di presentare un esposto in procur per sapere la verità. La singolare iniziativa è del comitato Sos Polesine ‘Dalla parte dei cittadini’, presieduto da Leno Zanetti.

 

Nell’esposto chiedono un’attenta verifica delle autorità per accertare se, alla base della caduta mortale della quercia di San Basilio ad Ariano Polesine, che aveva cinquecento anno, non si configurino elementi di responsabilità penale e civile per la mancata cura, sorveglianza e assistenza da parte dell’ente parco del Delta e del Comune di Ariano Polesine. «La ‘Rovra’ — dice Leno Zanetti — era un bene ambientale, storico e culturale tra i più rilevanti e insostituibili del Polesine e dell’intero Veneto. Non è pensabile che la sua fine ingloriosa, che getta vergogna infinita su chi regge le sorti di questi due enti, passi sotto silenzio o sia attribuita a cause naturali».

 

E PROSEGUE: «E’ evidente che senso civico e amore per la natura e la storia l’avrebbero preservata ancora per molto tempo per le generazioni future. Le responsabilità vanne accertate: lo dobbiamo a tutti i polesani e alla memoria di quella grande creatura verde. La quercia di San Basilio ha resistito alle forze della natura e alle alluvioni che si sono succedute nei secoli per 500 lunghi anni. Ha conosciuto la scoperta dell’America; il Rinascimento; la rivoluzione americana e francese; ha visto guerre che hanno massacrato intere generazioni ma il suo poderoso cuore verde nulla ha potuto di fronte all’incuria dei nostri piccoli piccoli amministratori. Doveva essere protetta alla base con tiranti o con una struttura di ferro e che andava commissionato uno studio per salvaguardarla e farla sopravvivere. In più — prosegue — oltre al lutto per la morte della grande quercia dobbiamo sorbirci le battute del presidente del Parco, Geremia Gennari, che non ha trovato la somma di 10mila euro da destinare al consorzio dei comuni polesani per proteggere un’istituzione di tutti come il tribunale di Adria, ma che è riuscito a riscuotere ben 2 milioni di euro grazie alle sanzioni con autovelox!». Gennari, con la quercia reclinata sull’argine del fiume Po, aveva dichiarato con una battuta di cattivo gusto: «Pace all’anima sua».
 

 

«DOVREBBE vergognarsi — riprende Zanetti — e poi dare le dimissioni da presidente del parco. Senza dire del sindaco di Ariano, che a fronte di milioni di euro di multe incassate con gli autovelox, non ha dato un centesimo per contribuire alla sistemazione della quercia. Questi sono i nostri amministratori: non riescono a vedere, non riescono a sentire, sono solo abituati ai privilegi e agli abusi di potere. E’ l’inadeguatezza di una classe politica che non riesce ad essere una classe dirigente. Dopo la caduta della quercia se ne devono andare tutti perché hanno fallito»,