Rovigo, 21 agosto 2013 - PRIMA PESTANO un cane fino a togliergli la vita. Poi pubblicano la foto su Facebook dell’animale morto sul ciglio della strada, con tanto di battute agghiaccianti e promesse oscene, del tipo «Domani stessa cosa a un gattino, ma facciamo il video». E ancora: «Non è colpa nostra, l’abbiamo ucciso perché rompeva troppo... Ah ah ah ah». E così via, con una serie di battute da far inorridire il pubblico più cinico. In pochi minuti, alcuni minorenni di origine albanese, residenti a Boara Polesine, vengono ricoperti di insulti dal popolo della rete, fino a che qualcuno non ha pensato bene di denunciarli alle autorità competenti. Sollevando un caso che avrà sicuramente conseguenze.

«Prima di chiamare le autorità abbiamo chattato con i ragazzi in questione — spiega Federico, uno dei giovani che non ha sopportato la visione della povera bestiola pestata a morte su Facebook —. Gli abbiamo chiesto se fossero veramente loro i responsabili della morte dell’animale. E loro, ridendo con arroganza, l’hanno confermato: non ci ho più visto. Con un amico abbiamo chiamato subito l’assessore all’ambiente, Andrea Bimbatti, perché intervenisse. Devono pagare per ciò che hanno fatto». Bimbatti conferma la storia: «Sono subito andato su Facebook per controllare la veridicità dei fatti: i tre minorenni, molto conosciuti in paese, avevano realmente postato queste oscenità e la foto dell’animale morto. Ho subito contattato la comandante dei vigili, Sabrina Pattanella, che ha chiesto il coinvolgimento della polizia postale, e la presidente della Lega del cane, Isabella Ghinello, per verificare se l’animale fosse realmente morto a causa dei ragazzini e cosa fosse successo. Di sicuro, se tutto corrisponde al vero, i tre minorenni saranno denunciati e pagheranno le conseguenze per il loro gesto terrificante. E anche se si trattasse di una bravata su internet, fotografando un cane morto per altri motivi, saranno richiamati per un fattore educativo: ‘bullarsi’ per aver trucidato un animale è un comportamento che va punito a prescindere. E si tratta di un fatto molto grave».

Caterina Zanirato