Rovigo, 14 novembre 2013 - FERRAGOSTO è passato ormai da un pezzo. Quasi tre mesi, per la precisione. E sul quasi si gioca tutta la vicenda: una paio di giorni fa, quasi allo scadere dei tre mesi di tempo previsti dalla legge, Marco Frati, il giocatore della Rugby Rovigo, ha presentato querela contro Luca Asnicar, titolare del Malua di Lido di Spina. La vicenda è quella che ha infiammato le cronache estive, con la scazzottata ferragostana che ha coinvolto — ancora non si capisce a che titolo — alcuni atleti della Vea Femi Cz e il titolare più una dipendente del noto locale sulla spiaggia. Un locale dove i rossoblù avevano deciso di trascorrere il Ferragosto, insieme ai coach.

PASSATA la tempesta del momento, con le prime querele presentate e il popolo della rete diviso a metà sulla colpevolezza o l’innocenza dei bersaglieri, della vicenda non si era saputo più nulla. Anzi, si vociferava che la questione potesse essere finita con un nulla di fatto, complice la mediazione degli avvocati. E invece di mediazione, al momento, non c’è traccia. Anzi, un paio di giorni fa Frati junior avrebbe sporto querela nei confronti del titolare del locale (lesioni e ingiurie) che, in realtà, aveva riportato una prognosi di 25 giorni (e 10 giorni una delle bariste). Stando a quanto trapela sull’accaduto, Frati avrebbe dato una versione molto diversa di quanto accaduto, ma in linea con quanto sostenuto fin dall’inizio dai rossoblù.

A un certo punto della serata, Asnicar avrebbe iniziato a scherzare con Renzo Balboni, ferrarese di origine e sua conoscenza. Ma lo scherzo non sarebbe stato gradito a Frati jr. Stando a quanto denunciato dall’atleta rossoblù, in una canzoncina intonata dallo stesso Asnicar sarebbe finito deriso il fratello e coach Filippo. Non sarebbero mancati anche riferimenti alla madre di Marco Frati. E apriti cielo. Frati sarebbe intervenuto, chiedendo al gestore di smetterla. E questo, secondo la versione del rugbista, avrebbe in tutta riposta reagito tirandogli un pugno. Per quel colpo Frati si è anche fatto refertare, ma la prognosi dei medici non è andata oltre i tre giorni. Tutto comunque nero su bianco e che ora finirà dritto in procura a Ferrara, dove giace ancora la denuncia di Asnicar e della cameriera.

Cristina Degliesposti