Rovigo, 13 dicembre 2013 - Nove anni. Questa la sentenza a carico di Franco Cignoni, il noto imprenditore di Lendinara (la sua impresa ha costruito il ponte di Calatrava a Venezia), condannato per violenza sessuale su una minorenne, la sua nipote acquisita.

Una sentenza emessa dal collegio giudicante presieduto da Andrea Battistuzzi, dopo un’udienza fiume, che si è conclusa nel tardo pomeriggio di ieri dopo lunghe ore di discussione. Parte civile, la giovane di origini australiane, assistita dallo studio legale di Daria Pesce, il legale milanese di Ruby e Nicole Minetti, che oggi ha 20 anni e sostiene di avere subito molestie dallo zio mentre era in vacanza in Italia a casa sua. La pm, Sabrina Duò, aveva chiesto esattamente la stessa pena prevista dal collegio giudicante: 9 anni, non uno in più o uno in meno.

Secondo la Procura, nel 2004 la giovane era venuta in Polesine insieme ai genitori per trascorrere una settimana di vacanza. Sarebbe stato proprio durante questo periodo che l’imprenditore avrebbe toccato nelle parti intime la ragazza e avrebbe consumato violenza completa. In tutto sono sette gli episodi contestati dalla giovane, emersi solo a distanza di tempo dal soggiorno polesano della nipote di Cignoni e della sua famiglia. Solo nel 2009, infatti, ovvero cinque anni dopo la violenza sessuale, la ragazza ha cominciato a parlare, mostrando segni di autolesionismo e tentando il suicidio. Un racconto che si è fatto via via più preciso fino a raggiungere i margini per un’accusa che la famiglia della nipote di Cignoni ha portato avanti nonostante i chilometri di distanza che li separano dallo zio ‘orco’.


Ieri, l’epilogo. Una condanna per Cignoni, per cui l’avvocato difensore, Marco Petternella, promette il ricorso in appello: "Aspettiamo di leggere le motivazioni di tale sentenza — spiega —. Ma secondo me c’erano tutti i requisiti per un’assoluzione completa: i racconti della ragazza sono pieni di incongruenze, i dettagli non tornano, vengono modificati a ogni deposizione. Anche la procedura seguita lascia perplessità: non sono infatti stati rispettati i criteri stabiliti dalla carta di Noto sulle deposizioni delle vittime di violenza". E il sipario cala su un Franco Cignoni distrutto, abbattuto dalle sorti della sua azienda e dalle varie vicissitudini giudiziare che lo vedono imputato.

Caterina Zanirato