Rovigo, 11 febbraio 2014 - Tra tutte persone a cui poteva mandare un’email truffa, ha pensato bene di mandarla anche a un poliziotto. Certo il truffatore non poteva sapere che il poliziotto altro non è che il cugino dell’uomo a cui aveva rubato l’identità, inviando una raffica di email con l’account carpito in maniera truffaldina, spacciandosi poi per quella persona.

Ma alla fine è stata proprio quella email mandata al cugino poliziotto che ha permesso alla polizia postale di bloccare subito il furto di identità e rintracciare il provider, in un Paese extra Ue, da cui sono partite le lettere.

Ieri mattina il poliziotto ha ricevuto un’accorata email dal cugino, in cui raccontava una storia molto verosimile. Diceva che, durante un fine settimana a Birmingham, gli erano stati rubati tutti i documenti insieme con il passaporto e la carta di credito che aveva nella borsa. Secondo il racconto, l’ambasciata si era resa disponibile ad aiutarlo a prendere il volo di rientro senza passaporto, ma sarebbe toccato a lui pagare il biglietto e saldare il soggiorno in albergo.

Da qui la richiesta di inviargli mille euro, via Western Union perché la sua banca avrebbe avuto bisogno di alcuni giorni per elaborare i dati della denuncia di furto e consentirgli di accedere al conto corrente. Il poliziotto, preoccupato per il cugino, si è detto disponibile a inviargli il denaro, ma ha chiesto anche di poter contattare il parente al telefono.

E’ seguita, sempre via email, una risposta in cui il finto-cugino ha iniziato a tentennare dicendo che anche il cellulare gli era stato rubato, che non poteva ricevere telefonate in ambasciata e che in quel momento si trovava nella postazione internet di una fantomatica biblioteca pubblica.

Mangiata la foglia, il poliziotto ha quindi teso una trappola all’interlocutore: «Dimmi qual è il nome di battesimo di nostra zia». E non ha più avuto risposta. Immediata la chiamata al collega della polizia postale che, in un attimo, è riuscito a ricostruire lo schema: l’account di posta elettronica del cugino del poliziotto era stato rubato e la stessa email di richiesta di denaro era stata inviata a tutto l’indirizzario.

La tentata truffa è stata così sventata, anche se non sarà scontato risucire a risalire all’identità dell’ideatore. Spesso infatti i provider da cui vengono inviate email del genere si trovano in Paesi come la Cina, con possibilità di accesso remote anche alle forze dell’ordine.

Cristina Degliesposti