Rovigo, 28 giugno 2014 - Nonostante un mese fa la dirigenza scolastica avesse cercato di nascondere la realtà, l’ufficialità è arrivata dal tribunale dei minori di Venezia: è stato aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per accesso abusivo al sistema informatico. Stiamo parlando della vicenda scoppiata circa un mese fa all’istituto tecnico commerciale De Amicis: alcuni ragazzi riuscirono a entrare nei registri online dei professori e modificarsi il voto.

Si parla di sette studenti, di una classe quarta, che hanno subito ‘ritocchini’ verso l’alto, nonostante le loro prestazioni scolastiche non fossero proprio il massimo. Non c’è voluto molto ai professori scoprire l’arcano. Dopo alcune riunioni, per capire come comportarsi, la dirigente scolastica Elena Papa ha quindi sporto ufficialmente denuncia alla polizia postale di Rovigo, che ha affidato l’intera pratica alla procura del tribunale dei minori di Venezia.

Al momento non ci sono indagati, ma pare naturale pensare che i responsabili siano minorenni. L’intera vicenda è al vaglio del pubblico ministero Giulia dal Pos, che guida gli inquirenti del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia e della Sezione di Rovigo diretti da Tommaso Palumbo. «Abbiamo trovato 7 persone con voti ritoccati — spiega il commissario Antonio Scialdone —, ma non è detto che tutti e sette siano responsabili. Analizzando gli Ip di connessione al server in cui sono custoditi i registri, abbiamo trovato alcuni indirizzi incoerenti con quelli utilizzati dai professori, circa 20, che ora stiamo identificando. Stiamo quindi seguendo questa pista, oltre a quella ambientale, controllando i pc della scuola e verificando se siano presenti virus, troian o sistemi di key logger. Sicuramente, chi è stato è una persona molto abile con il computer: speriamo che ciò che emergerà dall’inchiesta non sporchi la sua fedina penale, perché potremmo anche pensare di assumerlo da noi» scherza il commissario. Sono tanti i modi in cui il giovane, o i giovani, possono essersi impossessati della password: dal semplice ‘furto’ di post-it a un professore, a una ripresa della tastiera con un smartphone, o installando speciali programmi nel pc utilizzato dai professori.

«E’ possibile che il responsabile abbia agito direttamente sul server della società che controlla i registri online, bypassando l’utilizzo della password, un vero e proprio attacco informatico» conclude. Cosa rischiano gli studenti? Per questo reato il codice penale prevede fino a tre anni di reclusione, a cui si dovranno applicare aggravanti e attenuanti in base al caso di specie. Di sicuro, il tribunale dei minori, tratterà la vicenda con più tatto, per quando nella classe ‘incriminata’ abbiano tutti più di 16 anni, età che prevede consapevolezza nelle proprie azioni.

Caterina Zanirato