Rovigo, 30 giugno 2014 - «Parlerò per l’ultima volta di questa triste vicenda perché, da lunedì, desidero dedicarmi esclusivamente a ricostruire un clima di serenità per gli ospiti degli Istituti Polesani». Tuona il ferrarese Mauro Mantovani, amministratore unico della clinica di Ficarolo finita nella bufera per le violenze e i soprusi di alcuni operatori sociosanitari (10 arrestati e altri 5 indagati a piede libero, ndr) nei confronti dei pazienti.

Mantovani, partiamo da quei video choc.
«Li ho visti e rivisti. Non è mia intenzione nascondermi dietro l’inconsapevolezza di quanto stava accadendo. Quelle immagini mi hanno profondamente turbato e sono certo che la magistratura saprà individuare e punire chi si è reso responsabile di fatti che ritengo inqualificabili. Adesso è venuto il momento di dire basta alle speculazioni».

A cosa si riferisce?
«Voler coinvolgere gli Istituti Polesani (e i suoi oltre 200 dipendenti) nelle responsabilità di pochi è, oltre che profondamente ingiusto, anche molto pericoloso per le possibili ripercussioni sui molti posti di lavoro che rischiano di andare persi. E poi, mi scusi...».

Dica.
«Gli Istituti non sono un lager, non sono la clinica degli orrori come, purtroppo, molte volte ho dovuto leggere sui giornali; al contrario è una struttura moderna, tra le migliori della regione Veneto! Un centro servizi controllatissimo che, ogni anno, riceve decine e decine di ispezioni da parte di tutte le autorità esistenti tra cui Usl, Nas, Ispettorato del Lavoro senza che mai nessuno abbia avuto il benché minimo sospetto di quello che, invece, le telecamere nascoste dagli investigatori ci hanno, purtroppo, rivelato».

Ma se gli Istituti erano così controllati, come sono stati possibili quelli scempi nei confronti di persone inermi?
«Evidentemente perché, quegli inqualificabili gesti, peraltro isolati e riferibili solo a poche mele marce, avvenivano nell’ombra, nascosti dagli occhi, invisibili per tutti, tranne che per le telecamere nascoste che, tuttavia, un datore di lavoro non può installare, a tutela della privacy dei lavoratori onesti ma, purtroppo, non solo».

Le telecamere degli inquirenti sono state installate due mesi prima che tutto ‘esplodesse’, le violenze sono ancora anteriori. E i vertici degli Istituti non sapevano nulla di quello che avveniva?
«Sono stanco di sentir dire che ‘‘i vertici non potevano non sapere’’. Gli Istituti accolgono un elevato numero di ospiti contemporaneamente: è evidente, anche per le patologie cui sono affette queste persone, che qualcuno cada, si ammali, si faccia male. Tutte le volte che ciò è successo mi sono sempre premurato di verificarne le cause ma, medici e infermieri, mi hanno sempre rassicurato sull’origine patologica o accidentale. Continuare a sostenere che, in una struttura di oltre 13mila metri quadrati, dove si muovono giornalmente centinaia di persone, tra ospiti e personale, non sia possibile non sapere che cosa accade in ogni stanza, è completamente privo di ragionevolezza oltre che palesemente falso».

Isabella Lucchesi, di Stellata, è stata la prima a denunciare ma inizialmente non venne creduta.
«Sono vicino e solidale a lei e a tutte le persone i cui cari hanno subito le vessazioni di quei pochi dissennati. Anche se la signora Lucchesi ha affermato cose non vere».

Si riferisce al suo dietrofront e all’errore della fotografia?
«Esatto. Dopo avermi, tanto ingiustamente, quanto gravemente e pubblicamente offeso, ha smentito se stessa dicendo che “non era Mantovani l’uomo di cui parlavo”! Le mie foto erano apparse su tutti i giornali, ben prima dell’intervista, poi smentita, del 24 giugno. Lei, pertanto, sapeva perfettamente che non era Mauro Mantovani la persona con la quale aveva parlato agli Istituti! Ciò nonostante ha affermato di avermi incontrato per ben 3 volte e di essere stata, persino, da me presa in giro quando mi esibiva le foto di suo fratello! Inaccettabile».

Tornando alle ‘mele marce’, come ha definito gli indagati, come si comporterà con loro?
«Adotterò i provvedimenti disciplinari più drastici che mi saranno consentiti. Sarò in prima linea per far sì che certi fatti non accadano mai più e che i responsabili di tali nefandezze rispondano in maniera esemplare davanti alla giustizia».

Mantovani, lei ha la coscienza a posto?
«E perché non dovrei averla, mi scusi? Però adesso basta. Lasciate che agli Istituti Polesani i tanti, bravi dipendenti riescano a ritrovare la serenità da trasmettere agli ospiti, i cui bisogni sono l’unica priorità che adesso mi preoccupa».

Nicola Bianchi