Caccia all’avvelenatore del cane

Un passante ha tentato tre volte di ucciderlo, la disperazione della famiglia

I padroni Mario Contato, Luisella Ghirello e Igor Contato con il loro cane Koba

I padroni Mario Contato, Luisella Ghirello e Igor Contato con il loro cane Koba

Rovigo, 6 gennaio 2017 - «È la terza volta che lo avvelenano, devono prendere questo criminale». Questa è la storia di una famiglia e del suo cane, Koba, un pastore tedesco di 2 anni e mezzo, preso di mira da qualcuno che, tra ottobre e dicembre, ha tentato di ucciderlo tre volte con bocconcini avvelenati. Cartelli che denunciano gli avvelenamenti, telecamere e macchine fotografiche collocate lungo il perimetro dell’abitazione. Questa famiglia sta combattendo una vera e propria battaglia per salvare il suo animale.

«Un accanimento così crudele nei confronti di un animale non l’avevamo mai visto – raccontano i padroni Mario Contato, Luisella Ghirello e Igor Contato –. Forse a prima vista Koba può intimorire, essendo di taglia grossa, ma basta guardarlo per capire che è animale buonissimo. Siamo sempre attenti al suo comportamento nel confronti delle persone e, soprattutto, dei bambini. Ma sono proprio questi ultimi che lo cercano, che lo vogliono accarezzare. Non riusciamo a capire quindi da dove arrivi tanta rabbia nei suoi confronti. Da quando è stato aggredito, la nostra vita è cambiata». Koba non può più uscire da solo nel suo giardino. Viene costantemente accompagnato dai padroni che, a turno, lo portano fuori e lo fanno giocare all’aria aperta. Non viene più lasciato incustodito, pur essendo a casa sua, per timore che possa accadere di nuovo. «Sembra una caccia all’uomo dentro la nostra stessa casa – racconta Luisella –. Quando lo portiamo fuori prima di andare a letto, con tanto di giubbotti e sciarpe, dobbiamo munirci di torce per controllare che non siano state lanciate polpette in giardino e poi dare il via libera al cane. È assurdo». Koba è arrivato nella famiglia Contato due anni e mezzo fa. A sceglierlo era stato Igor, il figlio, che non appena lo ha visto ha deciso che sarebbe diventato il quinto membro della famiglia. Sì, il quinto. Perché la casa era già abitata da un’altra micia che ora ha 11 anni e che, a dispetto delle dimensioni, anima la casa più di quanto non faccia Koba.

«Aveva solo due mesi quando lo portammo a casa – racconta Igor –. Era piccolissimo. Lo abbiamo visto crescere e a guardarlo ora, nonostante la stazza, non riusciamo a non considerarlo ancora quel cucciolotto che è stato. Corre incontro alle persone inconsapevole del suo aspetto che, ai più, può risultare pericolo». Eppure qualcuno di ostina a lasciargli bocconi avvelenati che hanno costretto i padroni per 3 volte a ricorrere all’intervento dei veterinari. «Ora – dicono – controlliamo la nostra proprietà con telecamere e macchine fotografiche, immortalando ogni movimento sospetto. Abbiamo affisso anche un cartello al cancello: una sorta di monito e di messaggio di solidarietà per chi, come noi, possiede un animale e vuole proteggerlo da questi attacchi vergognosi».