Morta in Cina, la polizia ha sentito a lungo il fidanzato di Carlotta Portieri

Volo fatale da un grattacielo, la famiglia della giovane in contatto con la Farnesina. Aperta un'inchiesta

Carlotta Portieri il giorno della laurea

Carlotta Portieri il giorno della laurea

Rovigo, 12 aprile 2017 - Stefano Sagredin, fidanzato di Carlotta Portieri, è stato ascoltato a lungo dalla polizia cinese. Era là e sarebbe stato lui a ritrovarla domenica, dopo un volo di 19 piani ai piedi del grattacielo dove viveva la ragazza di Adria, a Chengdu nella Cina centrale. Stefano Sagredin, 36 anni, è di Adria come la fidanzata.

L’aveva raggiunta perché il lavoro che lei aveva ottenuto in Cina non li separasse. Così anche lui stava intraprendendo una carriera professionale in Oriente. Le autorità locali hanno aperto un’inchiesta. Non risulta vi siano indagati. Il corpo al momento resta in Cina e sarà messo a disposizione della famiglia soltanto quando lo decideranno le autorità locali che si stanno occupando degli adempimenti amministrativi e delle indagini.

I genitori hanno deciso di non prendere un volo per raggiungere Chengdu, il capoluogo della provincia del Sichuan, nella Cina centrale, la città dove viveva la figlia e dove è stata trovata morta. Il consolato italiano in Cina non ha alcun potere ispettivo. Carlotta Portieri in Cina insegnava italiano.

Si era laureata in 'Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia e dell’Africa Mediterranea' nel 2014 a Venezia. Sulla dinamica dei fatti è piombato il silenzio più assoluto. Da Roma, il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ‘La Farnesina’, riferisce che il riserbo delle autorità cinesi al momento è totale e che, in ogni caso, non può interferire con le indagini rendendo pubbliche notizie riservate. Qualora la giustizia italiana decidesse di aprire un’inchiesta sarebbe la procura della Repubblica di Roma ad occuparsene, con il metodo della rogatoria internazionale.

Cioè avanzando la richiesta allo stato cinese di svolgere le indagini su quello che di fatto è un territorio straniero, regolato da un ordinamento giuridico completamente diverso da quello italiano. La prefettura di Rovigo non è stata coinvolta. Questo fatto però, come spiegano dagli uffici prefettizi di via Celio, non vuol dire che sia stata trascurata. Semplicemente il consolato italiano in Cina non ha avuto bisogno di supporto per l’individuazione dei familiari e per gli altri adempimenti.