"Mio figlio disabile pestato dai bulli a scuola"

Il racconto choc di una madre che dopo la denuncia in questura si è sfogata su Facebook

Una delle foto postate dalla madre sul profilo Facebook

Una delle foto postate dalla madre sul profilo Facebook

Rovigo, 12 ottobre 2016 - Dieci giorni di prognosi. Questo è il referto medico di un bambino di 10 anni di Rovigo che frequenta la quarta elementare, aggredito non da un animale selvaggio, ma da un gruppetto di coetanei nella sua stessa scuola. A raccontare il triste episodio è la madre, Cinzia Miatton, che per fare conoscere a tutti quanto è successo 15 giorni fa alle scuole «Pascoli», oltre a denunciare i fatti in questura, ha deciso adesso di postare sulla sua pagina Facebook le immagini delle ferite al volto e alle gambe subite dal figlio.

«Ero andata a prendere a scuola Lorenzo – racconta Cinzia – erano usciti tutti i compagni, ma non vedevo mio figlio. Le maestre non mi hanno detto niente, è stata una compagna di classe che mi ha spiegato che il mio bimbo era ancora dentro. Quando sono entrata ho visto che c’era un bidello che lo stava medicando».

Era la prima volta che accadeva?  «No, purtroppo sono due anni che va avanti tutto questo – continua la madre –. Ma nonostante le mie proteste non si è risolto niente. Avevo fatto presente a tutti gli insegnanti che si stavano verificando delle situazioni gravi, ma i docenti quasi lo negavano, infastiditi. Però i lividi parlavano chiaro». Quel ragazzino timido e indifeso era diventato il bersaglio di un gruppetto di bulli che lo avevano preso di mira.  

Dirigente e docenti forse non hanno dato il giusto peso alle proteste? «Nonostante le mie segnalazioni non vigilavano. Mio figlio ha una ritardo psicomotorio che però non è evidentissimo. Non si tratta di un ragazzino in carrozzina».  

Adesso Lorenzo cosa farà?  «È a casa da scuola, in attesa di cambiare istituto. L’altra mattina mi sono rivolta al Provveditorato, mi hanno detto... vedremo. È un bambino con disabilità, quindi risulta difficile trovargli un posto».

Perché ha scelto di pubblicare le foto dell’aggressione su Facebook? «L’ho fatto per denunciare che il fenomeno del bullismo avviene prima, molte volte tra il lassismo di istituzioni e famiglie. E poi perché la mia denuncia rischiava di perdersi tra le scartoffie, perciò ho bisogno di più visibilità possibile».

Cosa pensa di ottenere? «Chiedo semplicemente il diritto all’istruzione e all’incolumità non in via particolare per la disabilità di Lorenzo, ma in senso generale – conclude Cinzia –. La mia battaglia principale è sulle disabilità non visibili, sul trattamento che a scuola ricevono ragazzi come mio figlio, visti principalmente come gli anelli deboli della catena».